Era tutto pronto, prima dell'epilogo più drammatico. Prima che il premier incaricato, Giuseppe Conte, rimettesse il mandato nelle mani di Mattarella. Le stesse a cui poco prima il professore aveva consegnato la lista dei ministri dell'ormai defunto disegno di governo giallo verde. Comprensiva della casella che ha fatto saltare tutto: Savona al ministero dell'Economia.
Gli altri nomi sono stati resi noti da Luigi Di Maio. A fianco di Conte, ci sarebbero stati gli stessi Di Maio e Salvini nel ruolo di vice premier, in una sorta di triumvirato a Palazzo Chigi. Per i due leader, erano pronti anche i ministeri. Quello super del Lavoro e del Mise, affidato al grillino, per portare avanti il reddito di cittadinanza e per avere il timone sulle crisi industriali, a partire dall'Ilva. Salvini, com'era scontato, si sarebbe accomodato al Viminale per avere da ministro dell'Interno mani libere sull'immigrazione. Nello schema saltato sarebbe toccato al leghista Giancarlo Giorgetti il ruolo di peso di sottosegretario alla presidenza del consiglio, per bilanciare la provenienza grillina del premier. Alla Giustizia confermato il parlamentare pentastellato Alfonso Bonafede, avvocato fiorentino, vicino allo stesso presidente Conte. Alla sua rivale per la poltrona di via Arenula, la leghista Giulia Bongiorno, sarebbe andata la Pubblica Amministrazione. Escluso invece dalla partita per gli esteri, Giampiero Massolo, un passato alla guida del Dis e oggi di Fincantieri. Al suo posto il diplomatico Luca Giansanti, ex ambasciatore pochi mesi fa dimessosi dalla stessa Farnesina. Confermate le previsioni di Giulia Grillo, capogruppo M5s alla Camera, alla Salute, vista anche la sua professione di medico legale. A un leghista uno dei ministeri chiave per la difesa del Made in Italy: Gian Marco Centinaio sarebbe stato il titolare delle Politiche Agricole. Il ministero per il Sud, ridotto a poche righe nel contratto di governo, ma da sempre di peso nel programma pentastellato, sarebbe stato della grillina pugliese Barbara Lezzi. Ai rapporti col Parlamento il fedelissimo di Di Maio, Riccardo Fraccaro, già questore alla Camera. Alla Difesa, come da pronostico, Elisabetta Trenta, analista su difesa e sicurezza, docente alla Link University e già nella squadra dei ministri M5s prima del voto.
Fuori dalle Infrastrutture la No tav Laura Castelli: al suo posto Mauro Coltorti.
L'Istruzione sarebbe andata alla Lega con Marco Bussetti, i Beni culturali ad Alberto Bonisoli in quota M5s. Infine agli Affari regionali la leghista veneta Enrica Stefani, al ministero per la Disabilità il fedelissimo di Salvini Lorenzo Fontana.
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