Ora sono francescani per davvero, loro malgrado. Se l'anno scorso Alessandro Di Battista viaggiava in scooterone per diffondere in tutta Italia il verbo del No al referendum costituzionale, la corsa di Luigi Di Maio verso Palazzo Chigi, per il momento, sembra una passeggiata in sella a una bicicletta un po' sgangherata.
Nonostante i tentativi del vicepresidente della Camera di accreditarsi nei confronti dei salotti buoni dell'imprenditoria che conta. La data dell'investitura ufficiale del nuovo principe ereditario del Movimento Cinque Stelle, è fissata per il 24 settembre prossimo. Tra dieci giorni, durante la kermesse «Italia 5 Stelle» in programma a Rimini, sarà reso noto il nome del candidato premier grillino. E Di Maio è strafavorito, anche perché, per adesso, è l'unico in corsa. Ma i soldi sono pochi. Fino ad ora le donazioni per il grande evento grillino ammontano a poco più di 267mila euro, arrivati da 2702 donatori. L'anno scorso, al 23 agosto, per «Italia 5 Stelle» si erano già raccolti 255mila euro con 5800 finanziatori. Un parlamentare ortodosso insinua: «Sono pochi, e vengono tutti da noi portavoce». Dove sono finiti gli imprenditori che facevano la corte al M5s? Dopo l'evento di Ivrea dell'otto aprile sembrano volatilizzati. Proprio sul più bello. E così oltre a una kermesse low cost, si prospetta anche una campagna per le politiche quasi a costo zero.
Per scelta, degli altri. Infatti latitano pure le donazioni per la piattaforma «Rousseau»: 448mila euro per 14mila finanziatori. Tutti schermati con le iniziali sul sito, tutti con poche decine di euro. E non si può dire che i grillini non ci abbiano provato. A Ivrea c'era Fabio Vaccarono, al vertice di Google Italia, David Corsini, ceo di Danieli Telerobot Labs, azienda genovese specializzata nella robotica. Nella città olivettiana era arrivato pure Gianpiero Lotito, fondatore del motore di ricerca FacilityLive, uno che da Pavia si è messo in testa di sfidare Google con un brevetto da 35milioni di euro. Presente all'evento organizzato da Casaleggio anche Beniamino de' Liguori Carino, presidente della Fondazione Olivetti. Ma niente denari per la corsa di Di Maio.
Così come non stanno scucendo un euro tutte le aziende della ex rete Confapri, ora confluita in un più grande gruppo dal nome ReteSì. Tra i fondatori del network vicino a Casaleggio, ci sono il manager prezzemolino Arturo Artom, in prima fila ad Ivrea, e l'assessore alle Partecipate del Campidoglio Massimo Colomban che si dimetterà il 30 settembre dall'incarico nella giunta Raggi. Ah, l'imprenditore trevigiano Colomban è il fondatore della «Permasteelisa», multinazionale nel settore delle costruzioni con 48 sedi in tutto il mondo, controllata dal gruppo giapponese Lixil Corporation.
Il ragazzo di Pomigliano ci ha provato pure all'inizio di settembre, al Forum Ambrosetti di Cernobbio, nell'indifferenza generale dei presenti. E si è beccato una bella pernacchia da Bloomberg Finance. La testata, bibbia della finanza internazionale ha scritto: «Il gotha italiano ha evitato, snobbato e ignorato il candidato populista».
Per dire, nel 2012 la fondazione Big Bang di Matteo Renzi aveva ricevuto 814mila euro. Centomila erano stati donati dal finanziere della Algebris Davide Serra, più una sfilza di imprenditori. L'altro ragazzo, quello di Rignano, diventa premier nel 2014. Soldi ben spesi. Poi è finita come è finita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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