Occhi bassi e aria bastonata, ecco che a mezzogiorno Luigi Di Maio arriva sul Colle alla ricerca disperata di una sponda, pronto a offrire la testa di Toninelli e altri ministri. «Presidente, c'è ancora molto lavoro da fare per l'Italia. Ho parlato con Salvini e siamo d'accordo: noi vogliamo andare avanti, ci dia una mano lei». Il capo dello Stato lo ascolta e assicura il suo «solito impegno» per la stabilità, ma ormai più di tanto non si fida. «Se davvero decidete di continuare - spiega - dovete rimettervi presto in carreggiata. Basta con le liti». Quanto al rimpasto, insomma, si sa che l'idea non piace molto a Sergio Mattarella, contrario ai pasticci e convinto che ritoccare la squadra può accelerare la crisi.
Nelle ultime ore il barometro del Quirinale ha comunque registrato alcune schiarite, a cominciare dall'accordo sul decreto Sblocca-cantieri e dalla telefonata «amichevole» tra Salvini e Di Maio, però non basta per parlare di distensione. Sergio Mattarella è preoccupato. Dal suo punto di vista l'esecutivo resta pericolante e solo una vera svolta potrebbe rilanciare l'azione di Palazzo Chigi. Le elezioni europee hanno ribaltato i rapporti di forza interni e ora qualcuno, cioè M5s, deve cedere qualcosa: magari sacrificando alcuni dei suoi ministri più contestati, anche se dal Colle smentiscono che il rimpasto sia oggetto di discussione nell'incontro tra il vicepremier e il presidente della Repubblica.
In ogni caso, il Di Maio che si presenta al Quirinale è quello in versione ossequiosa e dialogante, pronto a fornire l'impegno formale del Movimento ad andare avanti. Dopo gli scontri dell'ultimo mese, adesso si profila quantomeno una tregua. Bisogna vedere cosa accadrà dopo i ballottaggi di domenica. La settimana decisiva sarà la prossima: lì si capirà davvero se ci sarà la crisi e si andrà al voto a settembre, o se invece l'esecutivo resterà in sella, nonostante tutti gli strappi interni.
Di fronte a tanta disponibilità, almeno a parole, Mattarella non chiude la porta, però chiede che Lega e Cinque stelle facciano «rapidamente chiarezza». Poi traccia il percorso per evitare la crisi. Primo punto, la questione economica: la crescita è a zero, il debito esplode, l'Unione europea sta per aprire una procedura contro l'Italia per deficit eccessivo, lo spread incombe, i titoli di Stato sono diventati difficili da piazzare, più ancora di quelli greci, i mercati fanno paura. Dobbiamo assolutamente tenere i conti in ordine, spiega il capo dello Stato a Di Maio, altro che spese pazze.
Il secondo punto riguarda i rapporti con la Ue: dobbiamo rispettare i trattati e i parametri. Lo ha detto lunedì sera Giuseppe Conte, che prima del suo discorso aveva consultato il Colle, lo ripete adesso il capo dello Stato. Ci si può battere per cambiare le regole europee e rivedere l'austerity, però, finché le norme sono in vigore siamo obbligati a rispettarle, altrimenti il Paese rischia un'altra bufera finanziaria. E qui quello a doversi dare una regolata è Matteo Salvini.
Infine il terzo punto, l'avvio della legislatura di Bruxelles.
Siamo, avverte Mattarella, alla vigilia di scelte cruciali per l'Europa, a cominciare dal rinnovo dei cosiddetti top job, decisioni per le quali l'Italia deve essere rappresentata da un esecutivo autorevole e sostenuto dalle principali forze di maggioranza. Perderemo le poltrone di Draghi, Tajani e Mogherini, cerchiamo almeno di individuare «una personalità di alto profilo» come commissario Ue che ottenga un buon ministero. Ma servirebbe un governo unito...
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