Luigi Di Maio non se la passa alla grande. Da quando ha deciso di provare a mettere in piedi un governo col "partito di Bibbiano" ogni giorno ha una gatta da pelare. Prima il taglio dei parlamentari, poi le diverse visioni sulla gestione del flusso (incontrollato) dei migranti e infine i grillini simpatizzanti di Lega e Italia viva. Non un bel periodo, insomma. E Giggino corre ai ripari. Come? Mettendo una sorta di "penale" da capogiro per i pentastellati delusi che hanno già le valigie in mano per andare altrove. Non in vacanza, sia chiaro. Ma in un altro partito.
Luigi Di Maio, nell'avanzare la sua proposta, non fa riferimento al caso della senatrice Gelsomina Vono che ha deciso di lasciare il gruppo del Movimento 5 stelle al Senato per passare a Italia viva. Ma il capo politico M5s, a margine dei lavori dell'assemblea dell'Onu a New York, spiega che per la senatrice Vono avvierà "la procedura di risarcimento di 100mila euro come è stato fatto per altri casi". E qui entra nel dettaglio della "penale": "Ne parlerò con il Pd, dobbiamo mettere fine a questo mercato delle vacche, sia i parlamentari che cambiano gruppo che i gruppi che li fanno entrare. È arrivato il momento di introdurre il vincolo di mandato: se cambi gruppo vai a casa".
E dopo la "penale", l'irritazione delle possibili (ed effettive) fughe, Di Maio ha anche dichiarato senza troppo girarci attorno che "è arrivato il momento di reintrodurre il vincolo di mandato". La tesi è che "se vieni eletto in una forza politica" e poi abbandoni il gruppo anche se per passare al misto "devi andare a casa". Il caso Vono deve essere da manuale o forse un avvertimento per tutti.
Ma andiamo per gradi così da capire "l'ira funesta" di Giggino. Perché se prima dell'ufficialità del'addio della Vono, Di Maio era stato più soft e aveva spiegato che "deputati e senatori M5s non sono in vendita", con l'arrivo della prima defezione si è visto crollare la terra sotto i piedi e ora è diventato più drastico. A nulla - ricordiamo - è servito l'sms inviato alla senatrice, "non te lo consiglio", perché "guarda che in Italia viva sarai massacrata", lei se ne è infischiata ed è andata dove meglio credeva.
Ma in tutto questo caos, scambio di poltrone e di sms viene spontaneo domandarsi come avranno preso M5S e dem la rigidità di Giggino. Come scrive l'Huffingtonpost, un deputato pentastellato si lascia scappare un "così a freddo, come fa a proporre una cosa del genere che non è neanche provista nel contratto". Nessuno - come si è soliti fare di questi tempi - ricondivide le parole di Di Maio sui social. Solo il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, tenta una mediazione ipotizzando modifiche ai regolamenti parlamentari. Ma sa benissimo anche lui quanto sia in salita la strada.
E i dem? I dem non la prendono affatto bene. Se il capogruppo dei senatori dem, Andrea Marcucci, scoppia in una grassa risata, ("Mi auguro che Di Maio avesse voglia di scherzare, quando ha detto che parlerà con il Pd per introdurre il vincolo di mandato"), Graziano Delrio aggiunge che così si "altera la Costituzione", Ettore Rosato ricorda di concentrare le energie su altro: "Prendiamoci cura della nostra Costituzione. Nel frattempo, forse, varrebbe la pena di concentrare tutte le energie nel diminuire le tasse e aumentare i posti di lavoro".
Per Di Maio tira sempre di più una bruttissima aria.
Lui si sente accerchiato, ogni giorno cerca un modo per uscire da questo vortice, ma cade sempre più a fondo. Sia l'M5S che il Pd lo stanno lasciando. Gigino lo sa benissimo, tanto che poco più tardi si sentirà costretto a dire che non intende litigare con il Pd su questo tema: "Non voglio muro contro muro".
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