La manovra "lumaca" finalmente al Quirinale Il fastidio di Mattarella

Pressing Pd per far partire l'iter dopo il ponte I dubbi del Colle sulla stangata per le imprese

La manovra "lumaca" finalmente al Quirinale Il fastidio di Mattarella

Roma Ieri mattina la manovra «correttiva» da 3,4 miliardi per l'anno in corso (e da 5,1 miliardi per il 2018) è ufficialmente «arrivata» al Quirinale. Teoricamente potrebbe essere firmata già oggi in modo che domani le Camere possano averlo a disposizione. I tecnici del Colle sono già al lavoro, ma non è certo che ce la facciano. «Ci stiamo provando», dicono. Alla maggioranza, tuttavia, questo naturale scrupolo quirinalizio non dispiace: considerato il Ponte del 25 aprile, fa buon gioco guadagnare qualche giorno di tempo per la conversione in legge che, come al solito, sarà non priva di tribolazioni.

Occorre segnalare, tuttavia, come sia trapelata un po' di irritazione nei confronti del premier Paolo Gentiloni e del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, per i circa dieci di giorni di attesa. Si tratta di una reazione giustificata dal fatto che un provvedimento di estrema necessità e urgenza come un decreto sui conti pubblici non può essere lasciato così a lungo a bagnomaria. E, tuttavia, il presidente Mattarella è obbligato alla diplomazia vista, da una parte, la forte instabilità della compagine governativa a causa degli attriti tra Renzi e il titolare del Tesoro e, dall'altra, il pressing di Bruxelles e dei mercati con il downgrade di Fitch che ha peggiorato il quadro.

Ciò non toglie che, sebbene il provvedimento omnibus abbia ottenuto l'ok della ragioneria generale dello Stato, il Quirinale non possa chiedere qualche delucidazione in più. In particolare, sembra non essere stato molto gradita la potenziale retroattività (e dunque la potenziale illegittimità) della stretta sulle compensazioni Irpef dei professionisti il cui tetto è stato abbassato da 15mila a 5mila euro. Molte operazioni effettuate con il vecchio regime, una volta entrato in vigore il decreto, sarebbero a rischio di sanzioni. La speranza è che l'Agenzia delle Entrate usi il guanto di velluto perché, come detto, il Quirinale ha margini di manovra limitatissimi in quanto ogni intervento potrebbe produrre effetti collaterali indesiderati.

Secondo quanto trapelato, l'ultima stesura della manovra non dovrebbe differire molto da quelle circolate nei giorni scorsi. Il piatto forte è rappresentato dall'allargamento dello split payment dell'Iva in funzione antievasione anche alla società a partecipazione pubblica. Da questa norma potrebbe arrivare un gettito stimato tra un minimo di 1,3-1,4 miliardi e un massimo di due. Anche di questa novità il Colle non è propriamente entusiasta poiché priverà di liquidità professionisti e piccole imprese, ma tant'è. Da segnalare, sempre sul versante fiscale, l'aumento delle accise sul tabacco (almeno 125 milioni di maggiori incassi), l'incremento della tassa sulle fortuna per le vincite sopra i 500 euro (dal 6 al 12 per cento) e la cedolare secca al 21% per gli affitti brevi tramite piattaforme online come Airbnb.

Ugualmente poco simpatica pure la norma che facilita i pignoramenti: se il patrimonio immobiliare

complessivo, compresa la prima casa, di chi ha debiti con il fisco vale oltre 120mila euro, la riscossione potrà agire ovviamente escludendo l'abitazione principale e il luogo ove si svolge la propria attività economica.

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