La manovrina adesso è legge. E l'Europa batte cassa

Nessuna cifra precisa, ma la richiesta di perseguire «un consistente sforzo di bilancio nel 2018, in linea con i requisiti del braccio preventivo del Patto di Stabilità»

La manovrina adesso è legge. E l'Europa batte cassa

Nessuna cifra precisa, ma la richiesta di perseguire «un consistente sforzo di bilancio nel 2018, in linea con i requisiti del braccio preventivo del Patto di Stabilità». È questa la principale richiesta dei ministri delle Finanze dell'Ue all'Italia, nel documento che dovrebbe essere approvato oggi all'Ecofin di Lussemburgo. Si tratta di un'interpretazione restrittiva delle raccomandazioni della Commissione considerato che il documento è stato modificato con la richiesta all'Italia di «provvedere a una tempestiva attuazione del programma di privatizzazioni e utilizzare le entrate straordinarie per accelerare la riduzione del rapporto debito pubblico/Pil». In pratica si auspica l'attuazione delle prescrizioni del Patto di Stabilità: «una riduzione della spesa pubblica primaria netta di almeno lo 0,2% nel 2018, corrispondente ad un aggiustamento strutturale annuo di almeno lo 0,6% del Pil», di cui invece Juncker e Moscovici avevano fatto trapelare la possibilità di un dimezzamento tanto da indurre il governo a dichiarare che la legge di Bilancio 2018 non sarebbe stata lacrime e sangue.

Una mazzata che arriva proprio nel giorno dell'approvazione definitiva della manovra correttiva dei conti pubblici da 3,4 miliardi, pari allo 0,2% del Pil. L'ok è arrivato ieri mattina da Palazzo Madama. L'esecutivo ha incassato la fiducia posta sul provvedimento con 144 sì, 104 no e un astenuto. Tra le principali misure all'interno del provvedimento figurano l'allargamento dello split payment Iva, i tagli ai ministeri, l'anticipo della sterilizzazione delle clausole di salvaguardia e la web tax transitoria. Nel testo è prevista l'introduzione di un sostitutivo dei voucher e il decreto relativo al prestito ponte da 600 milioni per Alitalia, valido per la durata di 6 mesi. «Abbiamo messo fieno in cascina per più di 5 miliardi per la legge di Bilancio del prossimo autunno», ha assicurato ieri il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ancora ignaro di quello che sarebbe accaduto a Bruxelles.

«Abbiamo fatto un'operazione di riduzione della spesa e tagli dei nostri bilanci senza produrre effetti depressivi», ha aggiunto il premier convinto che in questo modo «l'Italia fa la sua parte e si può giocare la partita del riequilibrio». Per gli «eurofalchi», purtroppo, non è così.

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