Qualcosa si muove. Certo, la vicenda dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone è ben lontana da una soluzione immediata e dal loro definitivo rientro in patria. Ma il governo indiano ha cambiato posizione, almeno secondo la stampa di New Delhi. La scelta di non ostacolare la richiesta dei fucilieri di Marina alla Corte Suprema di tornare temporaneamente in Italia «è parte del dialogo dietro le quinte» fra le parti e «rappresenta un radicale cambiamento di opinione del governo indiano sulla vicenda», scrive il quotidiano indiano The Economic Times . Secondo il giornale, il governo di New Delhi, oltre ad aver dato parere favorevole all'estensione del permesso a Latorre per curarsi in Italia, non si era neppure opposto a concedere una licenza per Natale a Girone. Richiesta, peraltro, respinta dalla Corte suprema.
Che cosa ha spinto il governo indiano ad ammorbidirsi? Sulla bocca dei nostri politici rimbalzano le affermazioni «dialogo costruttivo» e «canali di confronto aperti». Dopo tre anni in cui hanno privato della libertà due cittadini, anzi, due militari italiani in missione senza neppure formulare un capo d'accusa nei loro confronti, sarebbe folle pensare che le trattative dietro le quinte non siano state intense.
«È una vicenda molto seria, molto difficile per ciò che è accaduto in passato, su cui ognuno di noi si tiene il suo giudizio - ha detto ieri il premier Matteo Renzi -. Nelle ultime ore l'India, paese amico e alleato dell'Italia, ha aperto un canale di confronto diretto che noi abbiamo apprezzato». Più scettico appare il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, il quale si augura che «la dichiarata disponibilità del governo indiano produca risultati». Finora, ha detto Gentiloni, sono stati «assolutamente deludenti».
Non regna l'ottimismo, ma di sicuro qualcosa ha fatto smuovere dal proprio torpore il governo indiano. Sarà una coincidenza temporale, ma proprio sabato scorso Federica Mogherini, Alto rappresentante per la politica estera europea, ha rimproverato New Delhi sui troppi rinvii per risolvere il caso marò, affermando che tutto ciò «potrebbe incidere sulle relazioni tra Unione europea e India».
Insomma, per la prima volta da quel nefasto 17 febbraio 2012, quando la nave Enrica Lexie con a bordo i marò fu costretta a invertire la rotta verso l'India, un esponente del governo Ue ha alzato la voce, minacciando ritorsioni (in linguaggio diplomatico, naturalmente). Bisognava attendere tre anni per riaffermare il diritto?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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