Marino diserta Roma per il sushi ma adesso rischia la poltrona

Il sindaco resta a Milano nonostante il caos maltempo. Esplode il caso delle multe non pagate con la sua Panda: in caso di contenzioso decadrebbe dal Campidoglio

Marino diserta Roma per il sushi ma adesso rischia la poltrona

Milano - Roma affonda sotto il nubifragio, la città cade a pezzi, i romani con l'acqua alla gola cercano di districarsi tra allagamenti, crolli, blocchi stradali e metropolitane inagibili. E il sindaco Marino che fa? Si gode del buon sushi in un esclusivo locale milanese. «Sono pronto a tornare subito in caso di emergenza», aveva detto prima di partire per l'essenziale assemblea dell'Anci, lasciando la città in piena allerta rosso (da lui stesso proclamata). E invece, nonostante la situazione nella Capitale fosse tutt'altro che semplice, Marino si è limitato al ruolo di «coordinatore» via Twitter , a 500 km di distanza. Evidentemente l'assemblea dell'Anci di giovedì in cui Fassino è stato rieletto con 700 voti a uno, era troppo importante e lui doveva esserci. E così in serata, pur preoccupatissimo per la sua città, ha deciso di rilassarsi per qualche ora al ristorante. In corso Garibaldi, una delle zone più chic di Milano, in un sushi bar alla moda. Una bella cenetta, quattro chiacchiere con le due signore che lo accompagnavano, risate e un viso per nulla segnato dall'ansia per quanto stava capitando a Roma. Solo nel momento in cui si è recato al bancone per pagare il conto, da buon genovese, è arrivata qualche smorfia di disappunto. Eppure il conto era niente in confronto alla cena esclusiva organizzata da Renzi a pochi chilometri di distanza, con prezzo fissato a mille euro. Cena alla quale il sindaco della Capitale non è stato invitato. Ma è stato un attimo. Giusto il tempo di uscire in strada, s sono tornati i sorrisi. Poi, intorno alle 23 e 15, sulle spalle lo zainetto d'ordinanza, via in albergo a bordo di un taxi perché come gli hanno ricordato poco prima di andar via, «Domattina hai la tavola rotonda». Essenziale anche quella, s'intende. Tanto che mentre capitan Marino-Schettino invitava i suoi concittadini a non uscire di casa, lui stesso sgarrava e prendeva il volo in direzione Milano.

Intanto a Roma pioveva. Ieri molto più che giovedi, nonostante le scuole aperte e livello di allerta abbassato da rosso ad arancione. Due donne ferite a seguito della caduta di un albero, traffico in tilt, allagamenti e danni assortiti, tra cui il crollo di una parte della storica Porta Pia. Ma chi se ne frega. L'Anci, la tavola rotonda e il sushi, erano più importanti. Comunque Marino al ritorno a Roma, troverà ad aspettarlo un'altra bella polemica.

Il sindaco infatti risulta entrato con un pass scaduto nella Ztl della Capitale accumulando infrazioni da 80 euro ciascuna, per un totale di 640 euro. Soltanto due multe risultano pagate, le altre otto invece no. Un caso di «casta» in cui il potente di turno fa ciò che vuole in barba ai regolamenti? Una semplice questione amministrativa? Non solo. Perché secondo il Testo unico degli Enti locali, un sindaco non può avere una «lite pendente» con il Comune che guida, pena la decadenza. L'ennesimo guaio per Marino dopo che la sua Panda rossa è rimasta ferma davanti a palazzo Madama nei posti riservati ai senatori per un anno e mezzo senza averne titolo, e spostata solo dopo la raccolta di firme di trenta senatori di tutti i partiti (Pd escluso).

Lui fa finta di nulla e si limita a twittare entusiasta l'inaugurazione prevista per domenica della metro C. Allagamenti permettendo. Ma intanto il caso multe arriva in Parlamento, con l'interrogazione del senatore Ncd Andrea Augello. Se Marino prova a cavarsela con un «risponderanno gli uffici», Augello lo attacca: «Evidentemente le contravvenzioni sono state bloccate d'ufficio dall'amministrazione, sanando i due mesi di mancato rinnovo del permesso come se si trattasse di un errore del Comune» spiega il senatore. È lui a districarsi nel complesso meccanismo secondo cui sarebbe impossibile che le multe siano state cancellate in automatico, come sostenuto dai difensori del sindaco. Semplicemente perché il nuovo permesso non sarebbe stato richiesto in tempo utile.

Un pasticcio, la cui soluzione potrebbe essere molto semplice. «Se pagasse le multe - dice Augello - la città apprezzerebbe». Basta tirare fuori il portafoglio. Qualche euro in più che per il sushi, molto meno che per la cena di Renzi.

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