Marino perde un pezzo al giorno ma Renzi non riesce a cacciarlo

Dopo l'assessore Improta, a Roma lascia anche la responsabile del Bilancio fedelissima di Palazzo Chigi. Il premier non si decide a «staccare la spina»

Marino perde un pezzo al giorno ma Renzi non riesce a cacciarlo

Il caso più esplosivo nelle ultime ore è tornato ad essere quello romano. Marino è ormai travolto da un'onda anomala di dimissioni in sequenza. Ieri è arrivato l'addio più pesante: quello dell'assessore al Bilancio, Silvia Scozzese, all'indomani di quello dell'assessore ai Trasporti, Guido Improta. Una defezione importante sia per l'incarico come guardiano dei conti, sia per le dure parole usate per spiegare il suo gesto, sia per la sua appartenenza politica, visto che la Scozzese è di militanza renziana (così come Improta).

«Da un po' di tempo registro scelte in contraddizione con le finalità che insieme ci eravamo dati. Condivido la necessità di potenziare la spesa nei servizi alla città, ma essa non può essere costruita al di fuori degli ambiti di correttezza degli atti amministrativi, ambiti che devono rimanere il faro della nostra azione». Al riguardo, continua «desidero ricordarti che ho il preciso dovere di rappresentare, a chi assume su di sé la responsabilità delle scelte, i rischi che da tali scelte conseguono, almeno dal punto di vista della responsabilità contabile». Inoltre Scozzese registra che il «lavoro di squadra sembra essere venuto meno».

Per molti questo addio è un ulteriore invito a lasciare il Campidoglio fatto recapitare da Renzi al primo cittadino romano. Al posto della Scozzese dovrebbe arrivare il parlamentare Pd (ed ex assessore al Bilancio con Veltroni, Marco Causi). Lo scenario, però, è complesso. Il premier, nonostante l'immagine decisionista appare indeciso sul da farsi. Da un lato spinge per le dimissioni, tanto più dopo la «sfida» di Marino con il siluramento di Improta. Dall'altro riflette su come far continuare la consiliatura fino alle amministrative del 2016, in modo da mettere in campo una campagna più politica, trasformando il voto in un referendum sul governo Renzi (magari con qualche taglio alla tassa sulla casa deliberato in prossimità delle urne).

Resta il fatto che ormai Marino rappresenta un manifesto vivente dell'incapacità renziana di decidere. E ogni giorno che passa, ogni scivolone in cui incorre scalfisce l'immagine del premier. Tanto più che Marino in queste ore è pronto a rilanciare evocando la mitica «fase due», una sorta di secondo tempo della sua faticosissima stagione di governo (il sindaco di Roma annuncerà martedì il rimpasto).

Il rischio che all'intervallo la platea degli elettori sia scappata è, però, palpabile.

Una lenta agonia su cui Renzi, come ricorda Francesco Rutelli, dovrà comunque pronunciarsi. «Se reputa che occorra fare cambiamenti istituzionali deve indicarli. Non dimentichiamo che la relazione del ministro Alfano sul Comune di Roma arriverà al Consiglio dei ministri».

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