Lo strappo di Matteo Salvini è di quelli che non passano inosservati. Non tanto perché il leader della Lega torna a mettere sul tavolo le primarie del centrodestra, questione che notoriamente non appassiona Silvio Berlusconi, quanto perché decide di farlo a 24 ore dalla sentenza della Consulta sull'Italicum, un passaggio chiave per capire con quale sistema elettorale si voterà. La scelta di Salvini potrebbe apparire incomprensibile visto che già stasera la Corte potrebbe pronunciarsi per una legge di tipo proporzionale che renderebbe di fatto inutili le primarie di coalizione. Insomma, se l'obiettivo del segretario del Carroccio fosse davvero quello di individuare un candidato premier del centrodestra la decisione di rilanciare adesso le primarie con tanto di data (il week end dell'8 e 9 aprile) non avrebbe alcun senso.
Il punto, però, è che Salvini ha altri obiettivi, primo fra tutti quello di archiviare Berlusconi. E l'unico modo per farlo è, appunto, attraverso le primarie. Che prescindono da come e quando si voterà. Di qui, l'accelerazione di ieri. Nonostante l'imminente sentenza della Consulta e le elezioni anticipate che di giorno in giorno sembrano sempre più allontanarsi. E nonostante il tema delle primarie non scaldi affatto i big della Lega, visto che sia Roberto Maroni che Luca Zaia governano Lombardia e Veneto anche con il sostegno di Forza Italia. Non è un caso che chi conosce bene gli equilibri dentro via Bellerio dà per scontato che i due governatori appoggeranno Salvini «solo a parole» ma «non muoveranno un dito per le primarie». Considerazioni, queste, che rimbalzano nei corridoi della sede della Lega da quando una decina di giorni fa Salvini ha deciso di tenere una riunione ristretta proprio sulle primarie.
Salvini, dunque, pare deciso a giocarsi il tutto per tutto. Anche se per farlo davvero dovrà convocare a breve un tavolo con gli altri esponenti del centrodestra (certamente ci saranno Giorgia Meloni e Raffaele Fitto) per scrivere le regole delle future primarie.
È evidente, infatti, che una gazebata come quella che ha organizzato per indicare il candidato sindaco di Roma non solo farebbe sorridere ma non servirebbe a portare a casa l'obiettivo di archiviare Berlusconi. Che, dal canto suo, non pare preoccuparsi troppo: «Salvini? Non è il primo né l'ultimo che si illude di mandarmi in pensione».
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