«Se vincerò le elezioni nel 2017 le tasse non saranno aumentate, che paghino le multinazionali»: applausi. «Non tutti i profughi potranno rimanere in Germania»: molti applausi. «Il velo integrale deve essere proibito, qui da noi la sharia non ci sarà mai»: ovazione. Risultato finale: «Mutti Merkel» rieletta presidente del partito con l'89,5% dei voti e automaticamente designata alla Cancelleria.
Al congresso federale della Cdu a Essen (la stessa città dove ottenne la prima investitura sedici anni fa), Angela Merkel sembra aver ritrovato il suo infallibile istinto per i temi che entusiasmano i suoi compagni di partito e convincono l'elettorato. Un istinto che l'ha sempre contraddistinta, ma che sembrava essersi definitivamente inaridito l'anno scorso quando decise di spalancare le porte della Germania a un milione di profughi siriani e non solo. Una mossa che fu interpretata da alcuni come un gesto più impulsivo che razionale, da altri come una scelta cinica per procurare preziosa manodopera alle aziende tedesche. E che comunque pagò politicamente con cinque sconfitte consecutive della Cdu in altrettante elezioni regionali e con la preoccupante ascesa, soprattutto nei Länder orientali, del movimento xenofobo di estrema destra Alternative für Deutschland.
Motivata a conquistare un quarto mandato a Berlino, la Merkel ha assicurato ai delegati che la crisi del 2015 non si ripeterà: la lezione è stata imparata, non tutti possono restare e ogni caso sarà valutato individualmente con attenzione dalle autorità competenti. Del resto, già nel corrente 2016 i tappeti rossi per i rifugiati sono stati in parte riarrotolati: se nel 2015 oltre il 99% dei richiedenti asilo da Paesi piagati dalla guerra come la Siria e l'Eritrea avevano ottenuto lo status di rifugiati, quest'anno le percentuali sono crollate rispettivamente al 73 e addirittura al 28,4%.
Ora qualcuno potrà obiettare che la Cancelliera in carica ha perso quasi otto punti percentuali rispetto al trionfale 98% dei voti congressuali con cui era stata confermata quattro anni fa. Ma un 90 per cento sfiorato è pur sempre un risultato invidiabile, soprattutto considerando le grosse difficoltà che la Germania ha dovuto fronteggiare nel 2016 e di cui la Merkel non ha potuto non assumersi la responsabilità.
La Cancelliera ha avuto però buon gioco a ricordare che gli undici anni del suo governo sono stati «impressionanti», con 2,7 milioni di posti di lavoro creati. Da malato d'Europa ad ancora di stabilità: è un suo slogan di parte, ma contiene molta verità.
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