"La mia battaglia sarà dare più soldi alla ricerca"

La candidata azzurra: «Già nel 2001 il Cavaliere aumentò gli investimenti del 14 per cento»

"La mia battaglia sarà dare più soldi alla ricerca"

Roma Gloria Saccani Jotti candidata alla Camera per Forza Italia nel collegio plurinominale Lombardia 1, è professoressa di Patologia clinica all'Università di Parma, membro del Cda del Cnr e dell'Osservatorio Nazionale della Formazione Medica Specialistica. In passato ha ricoperto il ruolo di membro del Consiglio Superiore di Sanità, della Commissione Oncologica Nazionale e della Commissione Nazionale per la Ricerca Sanitaria.

Professoressa Saccani Jotti, come vive questa candidatura?

«Come un'avventura, io sono un medico, ho sempre lavorato nell'ambito della ricerca, ritengo che la mia esperienza potrebbe essere utile. Mi piacerebbe aiutare a sollevare un settore che è in sofferenza, visto che siamo al 17esimo posto tra le nazioni europee per gli investimenti in ricerca e sviluppo rispetto al Prodotto Interno Lordo».

Qual è lo stato di salute del Cnr oggi?

«È il più grande ente di ricerca del Paese, i ricercatori italiani sono un'eccellenza, ma i fondi sono sicuramente insufficienti. Il Cnr è strategico anche per l'industria italiana, così come lo è per l'agricoltura o le scienze umane. L'unica voce che si è levata in questi anni è stata quella della senatrice a vita, Cattaneo. Troppo poco».

Da cosa partirebbe per rilanciare la ricerca in Italia?

«C'è l'aspetto economico da potenziare, ma anche la definizione delle priorità. Io procederei con un referendum, una consultazione tra tutti i ricercatori anche per avere un momento di ascolto. Il governo Berlusconi tra il 2001 e il 2005 aumentò i fondi del 14% e il numero dei professori ordinari del 48%. Anche sulla tutela dei brevetti si può fare molto, così come sulla burocrazia che limita l'attività dei docenti e dei ricercatori e sulla gestione diretta dei fondi da parte dei Dipartimenti».

Lei è candidata in Lombardia, regione dove da sempre la sanità rappresenta una eccellenza. Ritiene quel modello esportabile nel resto d'Italia?

«Certamente sì, il tentativo bisogna farlo, il modello lombardo è una eccellenza non solo in Italia, ma in Europa. Così come bisogna replicare il modello degli Istituti di Ricovero e Cura a carattere scientifico e la collaborazione con l'Agenzia del Farmaco».

L'allarme medici di famiglia quanto è concreto?

«Molto. Sono troppi i pensionamenti rispetto al numero di giovani che concludono il tirocinio, in 6 anni mancheranno 21mila medici e in alcune zone è già emergenza. E poi più in generale è necessario avviare una grande campagna di prevenzione contro l'obesità e per uno stile di vita più sano. L'allungamento della vita media va coniugato con il miglioramento della qualità della vita e la prevenzione contro le malattie neuro-degenerative».

Come si sta svolgendo la sua campagna elettorale?

«Io continuo a lavorare, faccio lezioni,

esami, ricerca. Cerco di agire nella quotidianità, parlando con colleghi e gente comune facendo conoscere l'impegno che vorrei profondere. Partendo dal presupposto che non c'è università e ricerca di destra o di sinistra».

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