La minoranza Pd dice addio alle fiducie in bianco

La minoranza Pd avverte Renzi: "o cambi linea sulle politiche sociali o non ti seguiamo più", è il ragionamento degli interventi che si sono susseguiti nella riunione tenuta al Nazareno

La minoranza Pd dice addio alle fiducie in bianco

"Queste elezioni hanno rappresentato il funerale del Partito della Nazione che è stato un vero e proprio tentativo politico, avvenuto per esempio a Napoli". Roberto Speranza, alla riunione della minoranza Pd, fa un’analisi molto dura dell’esito delle Comunali e aggiunge: “non ricordo una sconfitta amministrativa così pesante e non si può minimizzare" ma "non vogliamo fare il processo a nessuno".

Il candidato in pectore della minoranza al prossimo congresso è convinto che "solo un centrosinistra allargato e unito vince. Basta con alleati a destra. Il Pd torni con coraggio fare il cardine tra il partito e il civismo". Speranza, alla vigilia della direzione nazionale di domani, chiede un cambio radicale di rotta sulle politiche sociali altrimenti “si offre un'autostrada alla destra e al M5S” e su questi temi “non c'è più voto di fiducia che tenga"."Basta cogliere ogni occasione per dare calci ai sindacati: è un errore gravissimo che stiamo già pagando a caro prezzo”, spiega l’ex capogruppo dem alla Camera. Sul referendum, poi, secondo Speranza, “referendum c'è stata "una falsa partenza, oltre che prematura. La sovrapposizione tra la campagna referendaria e quella delle amministrative non credo abbia aiutato i nostri candidati a sindaco". Della stessa linea anche Pier Luigi Bersani che dice: “dalle periferie ci è arrivato un messaggio che non è di referendum. Se continuiamo a parlare di cose che le persone non sanno cosa siano...". Presente alla riunione anche l’ex governatore dell’Emilia Romagna, Vasco Errani che, fresco di assoluzione dal processo che lo riguardava, evidenzia come “Non si può pensare che il voto non apra una fase nuova per il Pd". “Io mi aspetto che – spiega Errani - a partire da domani si apra fase nuova e con uno sforzo di tutto il partito, perché nessuno è nato imparato né noi né la maggioranza di questo partito”.

La linea della minoranza, quindi, non consiste nel chiede le dimissioni di Renzi o di altri esponenti, come invece, ha fatto il ministro Marianna Madia nei confronti di Matteo Orfini. Il nodo politiche è cambiare ‘le politiche’ sociali dell’esecutivo e non sabotare il governo. “Io non voglio sabotare il Pd, io voglio stare nel Pd" perché "il partito è di tutti, i partito è una comunità. A ma sta bene stare in minoranza ma voglio sentirmi a casa mia. Io riconosco che il segretario del Pd è Renzi. Non ho vendette nè rancori. Ho questioni da porre", ha aggiunto Errani. Anche Gianni Cuperlo ha escluso la richiesta di dimissioni per Orfini ma "di fronte al risultato delle comunali a Roma dobbiamo fare una riflessione seria e di questa riflessione il commissario deve essere parte attiva", ha aggiunto.

In sostanza, la minoranza, pur non chiedendo la testa di Renzi, lancia un segnale chiaro. ‘D’ora in poi o segui la nostra agenda oppure noi non ti votiamo più tutto a occhi chiusi’, è l’avvertimento.

E su questo non si fanno attendere le parole di Ettore Rosato, capogruppo dem alla Camera, “il principio con cui funziona la democrazia parlamentare è che i gruppi si confrontano al loro interno e poi vengano assunte decisioni che vengano rispettate da tutti. Questa non è un'innovazione di Renzi, è la democrazia parlamentare”. Dal canto suo, invece, Matteo Renzi, attraverso i suoi fedelissimi, fa sapere che il suo “sarà un discorso sulla verità, molto nel merito delle cose".

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