Guerra in Ucraina

Mosca esclude una tregua per la Pasqua ortodossa. "Bakhmut è nostra al 75%". Ma Prigozhin è scettico

Yevgeny Prigozhin, fondatore della compagnia militare privata Wagner, fa la spola tra Bakhmut e San Pietroburgo

Mosca esclude una tregua per la Pasqua ortodossa. "Bakhmut è nostra al 75%". Ma Prigozhin è scettico

Yevgeny Prigozhin, fondatore della compagnia militare privata Wagner, fa la spola tra Bakhmut e San Pietroburgo. Ieri era in Russia, a coordinare la riunione del «Cyber Front Z», il gruppo di blogger nazionalisti russi che si definisce su Telegram l'esercito cibernetico pro-Cremlino. La sede non è più al numero 25 di Universitetskaja Naberezhnaja, danneggiata nell'attentato che lo scorso 2 aprile è costata la vita a al blogger Vladlen Tatarsky, ma in una località top secret. Qui Prigozhin ha fatto il punto della situazione del conflitto ucraino con i suoi più stretti collaboratori, affermando tra l'altro che le forze armate di Kiev avrebbero addestrato circa 400mila persone per la controffensiva nel Donetsk. «Stanno solo aspettando il momento in cui il suolo si asciugherà e di ricevere nuove armi dall'Occidente».

Se Zelensky e i suoi collaboratori sembrano voler mettere al centro di tutto la liberazione della Crimea, la partita più importante continua a giocarsi proprio nel Donetsk. Nell'ultima settimana la Russia ha infatti aumentato gli assalti corazzati intorno a Marinka e Avdiivka (solo ieri respinti 23 attacchi), piccole località a una manciata di chilometri da Donetsk. Marinka tra l'altro è in prima linea nei combattimenti dal 2014, quando poteva contare su popolazione di circa 9mila persone, ora che è pesantemente danneggiata ne sono rimaste meno di 2mila. Per Mosca si tratta di un obiettivo strategico: controllare le due località significherebbe prendere possesso della superstrada N15, che collega Donetsk a Zaporizhzhia. L'intelligence britannica non la pensa allo stesso modo, e gli analisti dell'MI6 ritengono che il Cremlino «sta sacrificando risorse significative per ottenere guadagni minimi».

Poco più a Nord c'è l'inferno di Bakhmut. Oleksandr Syrskyi, comandante delle forze di terra ucraine ha accusato le truppe russe di passare a tattiche di terra bruciata, ispirandosi alle operazioni messe in atto dagli stessi miliziani della Wagner in Siria. «Gli uomini di Prigozhin distruggono edifici e posizioni con attacchi aerei e fuoco di artiglieria. La situazione è difficile ma controllabile», ha riferito, spiegando anche che Putin ha dato ordine di inviare forze speciali e unità d'assalto aviotrasportate per supportare l'attacco alla città. «Posso sicuramente affermare che oltre il 75% della città è sotto il controllo delle nostre unità», ribatte il governatore della repubblica filorussa di Donetsk Denis Pushilin, riferendo che ci sono ancora feroci battaglie nella parte occidentale di Bakhmut.

Zelensky nel frattempo incassa un accordo economico (e forse anche militare) con l'Irak e la Grecia e si trova in casa un nuovo pacchetto di aiuti dalla Germania, che ha fornito tra l'altro droni da ricognizione e circa 30mila munizioni. In estate arriveranno tank dalla Danimarca. Il conflitto va avanti e nessuno per ora ha avviato iniziative per un cessate il fuoco in coincidenza con la Pasqua Ortodossa di domenica prossima. «In passato qualsiasi tregua proposta da Mosca è stata ignorata da Kiev», spiega il portavoce del Cremlino Peskov. Gli ucraini, attraverso il capo degli 007 Budanov, rispediscono le accuse al mittente, accusando gli invasori di «non aver mai avuto un briciolo di umanità».

Nel 411° giorno di combattimenti le forze armate di Mosca hanno compiuto bombardamenti negli oblast di Chernihiv, Sumy e Kharkiv, ed effettuato una trentina di attacchi sulle posizioni delle truppe ucraine e su infrastrutture civili. Assalti, con perdite ucraine, sono avvenuti a Kherson, Kupyansk e Krasnoliman.

Il comandante delle forze militari russe di difesa aerea e missilistica, Sergei Dronov, ha annunciato che sta intensificando la difesa dei suoi confini nord-occidentali in seguito all'ingresso della vicina Finlandia nella Nato.

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