Nasce lo schema Mattarella: quattro punti per il governo

Maggioranze, programmi, conti pubblici e politica estera. Così il presidente fa l'esame ai partiti sui "fondamentali"

Nasce lo schema Mattarella: quattro punti per il governo

Roberto Fico, terza carica della Repubblica, viene liquidato in 25 minuti. Si accomodi, no prima lei presidente, sono venuto a piedi, vuole un bicchiere d'acqua: al netto dei convenevoli, resta un quarto d'ora, meno del tempo che la regina Elisabetta dedica al parrucchiere dei suoi cani corgies. Ci vuole di più con le folte delegazioni dei gruppi misti, perché ognuno deve dire la sua. Mattarella registra questi cori polifonici svolazzanti e già può misurare le difficoltà che avrà oggi, quando sfileranno i big con tutto l'armamentario di pretese, veti e punti irrinunciabili. Con loro il capo dello Stato non si limiterà all'ascolto, ma indicherà lo schema: qui non si fa propaganda, dirà, si parla di maggioranza, programmi, conti pubblici e rispetto degli impegni internazionali.

Ecco dunque il campo da gioco, il rettangolo dentro il quale far partire la vera trattativa per il governo. Numeri delle alleanze, proposte concrete e realizzabili, compatibilità economiche, osservanza dei vincoli europei. Quattro punti che il Quirinale considera essenziali: senza assicurazioni precise su questi argomenti, non ci saranno incarichi, nemmeno esplorativi.

Le diplomazie di Lega e Cinque Stelle sono al lavoro. Infatti, dopo l'accordo sulle presidenze delle Camere, è arrivata pure l'intesa che ha portato il grillino Bruno Crimi alla guida della commissione speciale del Senato, quella che deve esaminare il Def. Il Pd protesta e parla di spartizione, segno forse che M5s preferisce panificare al forno del Carroccio. Da qui però a un patto di governo ce ne corre. Di Maio rinuncerà a fare il premier? Accetterà di negoziare con Forza Italia? E poi: riuscirà il presidente a levigare i tanti e puntuti angoli?

La risposta all'ultima domanda è: no. Non subito, almeno, del resto i toni usati dai pretendenti a Palazzo Chigi sono gli stessi del 5 marzo e un mese sembra passato invano. Sarà solo pretattica ma al Colle si prevede il flop e già ci si prepara al secondo giro di consultazioni, che potrebbe partire la settimana prossima, forse martedì. E dopo? Dopo servirà pazienza e tempo, molto tempo. Settimane, mesi.

Intanto tra poche ore Mattarella vedrà i vari leader e comincerà la sua manovra di «maieutica istituzionale», come l'hanno chiamata alcuni professori di diritto costituzionale. Chiederà insomma un'assunzione di responsabilità nell'interesse del Paese. È il momento - dirà - di smetterla con le schermaglie preliminari sugli schieramenti e di provare a combinare qualcosa «partendo dai contenuti». Che cose volete fare una volta al governo? E con quali risorse?

La preoccupazione principale del presidente riguarda i conti pubblici. Il Documento finanziario deve essere approvato entro il mese e spedito a Bruxelles, proprio mentre l'Istat rialza le previsioni di debito dopo il salvataggio delle banche venete e la Commissione insiste perché l'Italia provi a raggiungere l'obbiettivo dello 0,9 per cento deficit/Pil. Come conciliare il reddito di cittadinanza o la flat tax con un simile scenario?

Altro capitolo delicato, i rapporti internazionali. Le prese di posizione filo-Putin di Salvini hanno inquietato il Colle e soprattutto irritato la Ue. E altre sparate antieuropee dei grillini hanno messo in preallarme Bruxelles.

Mattarella insisterà molto su questi due temi e un'eco dei suoi timori la si può trovare nelle parole di Emma Bonino: «Fondamentale per il prossimo governo deve essere l'aggancio, a partire dall'economia e dai conti pubblici, con l'Europa». Siamo solo all'inizio.

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