Ncd, cresce la fronda che vuole mollare il governo

Dopo Formigoni, anche Sacconi spinge per lasciare l'esecutivo e passare all'appoggio esterno

Ncd, cresce la fronda che vuole mollare il governo

Roma Se Matteo, come sostiene Bersani, non vede la mucca parcheggiata in corridoio, come può sentire i flebili belati in arrivo dalle cantine? «Ncd non voterà più la fiducia? Formigoni minaccia sfracelli? Prego, si accomodino - dice il premier -, noi certo non ci mettiamo a tremare».

Eppure anche per il Nuovo centrodestra è arrivato il giorno di farsi ascoltare. La fronda dei senatori contro le riforme istituzionali, il mal pancia di alcuni colonnelli che hanno paura di sparire per colpa dell'Italicum, il riavvicinamento dei luogotenenti siciliani a Forza Italia, la difficoltà di Angelino Alfano nel tenere unito il partito. In sintesi: come evitare di diventare irrilevanti? E questo è il tema forte della direzione dell'Udc, che si riunisce in serata.

La settimana scorsa il segretario ha fatto trapelare un mezzo aut-aut a Renzi: se l'Italicum resta così, con il premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione, io esco dal governo. Più che una minaccia, una frase ad uso interno. «Non si tratta di fare una crisi domattina». E pure in direzione cerca di calmare i bollenti spiriti dei suoi. «La stabilità è un valore. Cita l'intervista di Confalonieri alla Stampa di appoggio a Renzi e parla delle divisioni in Fi. «Avevamo ragione noi, non ha senso staccare la spina adesso». Meglio lavorare alla creazione del nuovo soggetto politico moderato, «un'area potenziale di due milioni di voti», che potrebbe nascere dopo il referendum.

Ma per Alfano il vero banco di prova sarà stasera a Palazzo Madama, quando incontrerà i senatori del partito, i cui voti sono determinanti per la tenuta del governo. L'umore non è dei migliori. Renato Formigoni era già venuto allo scoperto proponendo di lasciare Palazzo Chigi e di passare all'appoggio esterno. Ora tocca a un altro big come Maurizio Sacconi che in una lettera al segretario chiede ufficialmente di riaprire il dialogo con Berlusconi.

«Siamo nati da un atto di responsabilità di fronte al pericolo della tempesta perfetta di una crisi istituzionale sommata a quella economica e sociale, tocca a noi trovare una mediazione su riforme, legge elettorale, Europa». E dopo, un altro centrodestra modello Milano, «che ha dimostrato la possibilità di una competizione tra liberal-democratici e socialdemocratici».

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