RomaIl sindacato si deve attrezzare per una battaglia «di lungo periodo», dice Susanna Camusso. Formula che Maurizio Landini traduce: 8 ore sciopero dei metalmeccanici a metà novembre in vista dello sciopero generale della Cgil ai primi di dicembre. Più due manifestazioni nazionali della Fiom: il 14 novembre a Milano ed il 21 a Napoli.
Quelle due manganellate agli operai di Terni hanno avuto l'effetto di un Gerovital per il sindacato. Che prova con la piazza a camuffare la propria debolezza nei confronti di Renzi.
La convocazione degli operai a Palazzo Chigi è servita «al governo per rifarsi una verginità persa nel confronto con i lavoratori», commenta la Camusso. Ma intravede «veleno» nell'atteggiamento di Palazzo Chigi: «Riconosce il sindacato solo quando si occupa di vertenze aziendali e non come interlocutore e rappresentante sociale sui temi del lavoro».
Ma la partita vera fra sindacato e governo è ancora coperta. E ben lontana dagli sconti di piazza. «Follow the money», segui i soldi, era il consiglio del film Gli Intoccabili per incastrare Al Capone.
Una regola che vale anche oggi. La vera preoccupazione del sindacato è contenuta in una norma della legge di Stabilità: comma 10, articolo 26.
Se dovesse resistere al passaggio parlamentare verrebbe meno uno dei canali di finanziamento del sindacato. E potrebbe aprire una pericolosa breccia nel sistema, dopo il taglio dei permessi sindacali (visto anche il taglio dei finanziamenti ai Lavori socialmente utili, deciso dalla commissione Bilancio della Camera).
La norma in questione è quella che riduce di 150 milioni il finanziamento pubblico ai patronati. E contro la misura già si scagliano contro alcune sigle della Cgil. Ma la battaglia vera e propria per cancellare la norma deve ancora venire.
Ora la Camusso ha tutto l'interesse a dirottare l'attenzione sui due operai manganellati. Mentre sta trattando per evitare che la norma passi. E non è escluso che sull'argomento possa verificarsi in Parlamento un'ennesima spaccatura del Pd. Alcuni parlamentari stanno già studiando emendamenti per ripristinare il finanziamento.
Il problema è che Matteo Renzi sa benissimo dove e come colpire i sindacati. Non solo attraverso la mancata legittimazione al negoziato sulla manovra. Ma anche nel portafoglio. E senza risorse, l'opposizione del sindacato diventa una pila scarica.
Per queste ragioni, il presidente del Consiglio intende continuare sulla strada tratteggiata con la riforma della Pubblica amministrazione e confermata dalla legge di Stabilità: erodere
gli elementi del potere sindacale. A partire da quello economico.Basti pensare ad un dato: agli iscritti al sindacato viene trattenuta direttamente in busta paga la quota della tessera. E questo vale anche per i pensionati.
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