Una giornata interlocutoria per il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, coinvolto suo malgrado in una polemica politica dalla quale sta cercando di tenere al riparo l'autorevolezza dell'istituto. Il viceministro dell'Economia, Pier Paolo Baretta, ha confermato che l'asse tra il tesoro e Palazzo Koch è sempre saldo. Commentando la mozione del Pd su Radio1 ha spiegato che «la richiesta di una nuova fase va lasciata all'interpretazione politica» e che «dal punto di vista formale non abbiamo intravisto una sfiducia». Ribadendo che la proposta di nomina «spetta al presidente del Consiglio e successivamente al presidente della Repubblica», il viceministro ha evidenziato come Palazzo Chigi e Quirinale eviteranno sommovimenti. Anche perché il presidente della Bce, Mario Draghi, non ha nascosto il proprio dispiacere per come una vicenda così delicata sia stata gestita con pressapochismo e improvvisazione in un momento decisivo per le sorti del sistema bancario italiano. E se Draghi è generalmente british, il ministro Padoan è assai più icastico.
Insomma, il consolidamento di un fronte istituzionale a tutela dell'autonomia e dell'indipendenza di Bankitalia c'è già ed è consistente. La strategia del governatore, tuttavia, non si è limitata a queste attestazioni. In primo luogo, fonti di Via Nazionale fanno sapere che non ci sarà nessun passo indietro e che si attenderà la fine della procedura di designazione qualunque sia l'esito. Visco, pertanto, metterà di fronte Renzi alle proprie assunzioni di responsabilità, ammesso che il segretario del Pd voglia intestarsele. Da questo punto di vista, infatti, la guerra renziana può considerarsi già perduta. Ammesso e non concesso che l'attuale governatore possa non essere riconfermato, il Consiglio superiore di Bankitalia non proporrà al governo (e quindi anche al ministro dell'Economia Padoan) nominativi che in qualche modo possano assecondare i desiderata del leader, in primis quello dell'economista Marco Fortis. Più passa il tempo e più infuriano le polemiche parlamentari, infatti, più si fa forte il convincimento che, ove mai fosse necessario un segnale di cambiamento, non si uscirà dal recinto di Palazzo Koch proponendo o il direttore generale Salvatore Rossi o il vice direttore generale Fabio Panetta, forte anche di un solido rapporto con l'Eurotower.
Il punto più delicato riguarda l'audizione in commissione d'inchiesta sulle banche. Mercoledì scorso, d'intesa con il presidente Casini e i vicepresidenti Brunetta e Marino, si è deciso di ascoltare il governatore verso la metà di novembre. Il numero uno di Bankitalia ha inoltre confermato la messa a disposizione delle circa 4.200 pagine di documenti riguardati la vigilanza esercitata nei confronti degli istituti che sono andati in crisi. Per come sta evolvendo l'attività della commissione, si partirà dai casi delle Popolari venete, ma Visco ha dato la più ampia disponibilità (una volta ottenuto il via libera dalle singole Procure che indagano sulle vicende) a rendere trasparente ogni vicenda. Nella chiave Usb che i parlamentari riceveranno vi saranno vari livelli di sicurezza, a seconda della possibilità o meno di violare il segreto istruttorio.
Quando Visco andrà a Palazzo San Macuto, Bankitalia
avrà comunque un governatore (vecchio o nuovo che sia), ma Renzi - a prescindere dall'esito delle elezioni siciliane - avrà molto da perdere visto che a molti di quei casi, a partire da Etruria, il Pd non è affatto estraneo.
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