Roma Il Papa e la Santa Sede erano disposti a concedere un'udienza privata a Xi Jinping, ed anzi la auspicavano, ma alla fine il faccia e faccia tra Bergoglio e il presidente cinese non c'è stato. Xi lascia l'Italia dopo aver incontrato i massimi esponenti istituzionali del Paese senza tuttavia essersi recato in Vaticano. «Anche se l'incontro non era in calendario riferiscono fonti della Santa Sede il Papa era aperto e pronto ad accogliere il presidente cinese. Tuttavia doveva esserci una richiesta ufficiale da parte di Pechino. E questa non c'è stata». A tentennare, dunque, è stato l'entourage cinese e, probabilmente, quella parte che non ha affatto mandato giù l'Accordo provvisorio siglato tra la Repubblica popolare cinese e la Santa Sede lo scorso settembre sulla nomina dei vescovi in Cina. Un passo storico nei rapporti tra i due Paesi. Forse è stata proprio quella parte della delegazione cinese a evitare la «mossa» di una udienza papale per evitare una eccessiva esposizione di Xi sul versante religioso. «Il Papa era pronto all'incontro, anche in forma privata e non come visita di Stato riferisce al Giornale uno stretto collaboratore del Pontefice ma non essendoci relazioni diplomatiche tra i due Paesi, doveva essere Xi a chiedere l'incontro». Lo stesso cardinale Pietro Parolin, grande esperto delle relazioni sino-vaticane, ha sottolineato come per incontrarsi occorre la volontà di entrambe le parti.
Non sarà la stessa cosa, ma il presidente del Paese del dragone ha comunque visitato una chiesa, non significativa e maestosa come la Basilica di San Pietro. Xi Jinping, prima di lasciare la Sicilia, ha fatto visita alla Cappella Palatina di Palermo, la Basilica a tre navate che si trova all'interno del complesso di Palazzo dei Normanni.
Un passo in avanti, dopo quasi settant'anni di incomprensioni e conflitti nelle relazioni tra Vaticano e Cina, era comunque avvenuto a settembre con la storica firma dell'Accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi. Lo stesso giorno, il 22 settembre 2018, era stata annunciata anche la riammissione nella piena comunione ecclesiale di otto vescovi ordinati senza mandato pontificio e cioè considerati illegittimi, nella speranza di «superare le ferite del passato realizzando la piena comunione di tutti i cattolici cinesi». Grazie a questo accordo, il Papa è stato riconosciuto dall'esecutivo cinese come autorità religiosa, e può istituire nuove diocesi. I vescovi, invece, vengono selezionati in maniera partecipata tra Roma e la Conferenza episcopale cinese.
L'Accordo è considerato provvisorio perché viene verificato nel corso di un biennio. E la sua firma faceva ben sperare in un incontro in Vaticano tra Xi e Bergoglio. Invece, niente. Probabilmente, fanno notare dai Sacri Palazzi, i tempi non sono ancora maturi.
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