Dal Nobel di Grillo a Casalino: l'antico vizio di taroccare le carte

Il leader fu smentito dall'economista Stiglitz: non ho scritto il programma M5s. La Grande s'inventò una laurea in Alabama

Dal Nobel di Grillo a Casalino: l'antico vizio di taroccare le carte

Il professore Giuseppe Conte, premier scelto (e quasi trombato) per il governo M5s-Lega, è in ottima compagnia: tra i grillini il vizietto di taroccare i curricula appare una pratica abbastanza diffusa. È bastato un mese di frequentazioni con il mondo grillino a Conte, per imitare le gesta di un maestro della patacca: Rocco Casalino. Il caso più recente di curriculum «gonfiato» riguarda il responsabile comunicazione del M5s: l'ex concorrente del Gf vantava un master in Business administration alla Shenandoah University. Ma l'ateneo, su segnalazione di un imprenditore toscano, aveva smentito Casalino: «Nessun studente con quel nome e quel cognome ha frequentato la Shenandoah University e ha conseguito alcun titolo nell'anno indicato». Davanti all'imbarazzo, il comunicatore grillino si era difeso, sollevando, addirittura, il sospetto di una violazione dei dati personali. Risultato? Il master è sparito dal curriculum di Casalino. Ovviamente, dopo gli articoli della stampa. Il caso dell'ex gieffino è molto simile a quello di Conte. Appena eletto alla guida di Montecitorio, si scoprirà invece che Roberto Fico, tra un gazebo e un vaffa day, ha conseguito un master in Knowledge management organizzato «dai politecnici di Palermo, Napoli e Milano». Il titolo sarà inserito sia nel curriculum di Fico, pubblicato su Rousseau, che nella biografia ufficiale. Ma c'è una stranezza, che subito rimbalzerà agli occhi di uno docente, Alfonso Fuggetta, del Politecnico di Milano: non esistono né un Politecnico di Napoli né un Politecnico di Palermo. Ed infine l'ufficio stampa del Politecnico di Milano chiarirà di non aver mai erogato un master in Knowledge management.

Ma i maestri della patacca hanno numerosi allievi nel M5s. C'è il caso di Emanuela Del Re, designata in campagna elettorale da M5s come ministro degli Esteri in caso di vittoria alle elezioni: l'aspirante ministro non avrebbe conseguito il dottorato di ricerca all'Istituto universitario europeo (Iue) di Fiesole che aveva inserito nel suo curriculum. E fece scalpore anche il caso di Marta Grande che all'epoca della campagna elettorale per le politiche del 2013, all'epoca venticinquenne, vantava una laurea conseguita in Lingue e commercio internazionale in Alabama, con master in Cina. Niente male per una debuttante della politica di 25 anni, che sarà poi eletta (e ricandidata con successo anche alle ultime politiche) nonostante il bel curriculum, sottoposto a vaglio, si rivelasse un po' gonfiato. Secondo i critici, la laurea americana era in realtà un corso di 63 ore e il master in Cina un soggiorno di studio a Pechino.

Andando indietro negli anni, i sospetti, stavolta direttamente dei militanti grillini, sono ricaduti Giulia Moi, europarlamentare del M5s, che avrebbe partecipato a un ricerca scientifica su una molecola vegetale che combatte la leucemia. La deputata grillina ha respinto le accuse, difendendo il proprio lavoro. In tema di misteri professionali, c'è la storia di Alessia D'Alessandro, candidata, non eletta, dal M5s nel collegio di Agropoli, in Campania, alle Politiche: presentata come un'economista consulente della Merkel si scoprirà che avrà incrociato una sola volta nella sua vita la cancelleria.

Del resto chi, nel Movimento, potrebbe condannare i parlamentari pallonari quando lo stesso Beppe Grillo incappò in uno scivolone quando fece sapere che il programma economico M5s era stato scritto dal

Nobel Joseph Stiglitz. Il Giornale lo beccò in castagna e il comico fu costretto a ridimensionare di molto la collaborazione. Lo stesso economista di fama mondiale chiese di essere lasciato fuori dalla campagna elettorale.

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