È stata decantata come la prima tv italiana delocalizzata. Per giorni abbiamo assistito ai «colpi» di mercato di Agon Channel, con l'ingaggio di volti noti dello spettacolo nostrano, da Simona Ventura a Sabrina Ferilli, da Pupo a Maddalena Corvaglia. E poi calciatori per commentare lo sport, da Fulvio Collovati a Fabio Galante, e giornalisti del calibro di Antonio Caprarica, sbarcato a Tirana per dirigere le news.
A tutti è sembrata la scoperta di una nuova frontiera televisiva, con l'Albania divenuta base da cui lanciare la sfida ai canali generalisti italiani. Ma, dopo due settimane, la nuova macchina da guerra di Francesco Becchetti, patron di Agon Channel e imprenditore nel campo dell'energia e dei rifiuti in Italia e in Albania, sembra essersi inceppata. La campagna mediatica ha lasciato spazio alle prime defezioni. La più illustre è quella di Antonio Caprarica, il quale ha annunciato ieri pomeriggio di aver ritirato «con effetto immediato» la sua firma da direttore delle news. «Ho fatto l'impossibile per assicurare la messa in onda del telegiornale Agon News, 10 edizioni al giorno, del programma mattutino e degli approfondimenti quotidiani (cinque appuntamenti settimanali): il tutto con nove redattori. E basta». A quanto pare il patron Becchetti pensava alle nozze con i fichi secchi. Non ci sono producer , autori e nemmeno una segretaria di redazione. «Lavoravamo in un container, c'era un solo apparecchio telefonico per tutti ma non una stampante - spiega Caprarica -. Un autentico miracolo che non si può più sostenere, nemmeno strizzando i collaboratori come si è fatto finora». Una missione impossibile, racconta l'ormai ex direttore. «Il Tg non andava in diretta, dovevamo registrarlo oltre un'ora prima». I colossali mezzi tecnici non si sono mai visti, nonostante gli annunciati 40 milioni di investimenti.
«Le due settimane più lunghe della mia vita - racconta Caprarica - Non mi sono mai vergognato così. Nessuna produzione, in onda andavano i video dell'Ansa e quelli saccheggiati da youtube. Le notizie in differita...». E ritmi di lavoro che si aggirano tra le 12-14 ore al giorno per tutti.
Il direttore ha protestato con Becchetti, il quale ha replicato di «non credere al principio che chi lavora 12 ore al giorno debba stare male». Di qui la decisione di andarsene. Ma la storia non è finita.
Il patron ha minacciato sfaceli. «Non corrispondono al vero le parole di Caprarica - dichiara Becchetti - e le sue dimissioni sono illegittime e strumentali». Ma Caprarica tira dritto: «Capitolo chiuso, me ne torno a casa mia, a Londra».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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