Le nuove rotte dei disperati: in Spagna o in barca a vela

Dopo lo stop libico ai soccorsi, i migranti ora partono dall'Algeria o da Turchia ed Egitto su piccoli yacht

Le nuove rotte dei disperati: in Spagna o in barca a vela

Dopo l'annuncio della Marina libica del divieto alle navi straniere di soccorrere migranti nelle acque Sar (Search and rescue), l'attività delle imbarcazioni delle Ong potrebbe subire un notevole calo. Già ieri si poteva vedere come, in transito nel Mediterraneo, vi fosse solo un natante delle Ong, la Aquarius di Medici senza frontiere, rilevata nel primo pomeriggio a una ventina di miglia dall'area di Tripoli.

Lo specchio di mare di cui parlano i libici si estende fino a una novantina di miglia dalle coste ed è lo stesso esistente ai tempi del governo di Gheddafi e in cui attualmente operano i dispositivi della missione Sophia di EunavforMed.

Che significa questo? Semplicemente una chiara presa di posizione dei libici. D'altronde, le avvisaglie del pugno duro da parte dell'esecutivo di Fayez al-Serraj c'erano state. La scorsa settimana l'equipaggio della «Golfo azzurro», della spagnola Proactiva Open Arms, aveva riportato che da una motovedetta libica erano stati esplosi colpi d'arma da fuoco con chiaro intento di deterrenza.

Insomma, da parte della Tripolitania c'è una volontà esplicita di difendere la sovranità nazionale e di impedire, a chi opera per salvare vite in mare, di poter portare migranti verso l'Italia. Se fino a oggi le navi delle Ong avevano agito sotto il comando dell'Mrcc di Roma, il centro di coordinamento della Guardia costiera, quindi, da ora in poi le operazioni saranno di esclusiva dello Stato competente per la zona Sar.

In quell'area agiscono anche alcune navi militari della missione «Mare sicuro». Navi che, a meno di esplicito invito, secondo la convenzione di Montego Bay, non potranno accedere all'interno delle 12 miglia nautiche, ovvero in acque territoriali libiche. Ciò porterà, giocoforza, a una considerevole diminuzione degli arrivi, almeno dalla Libia, verso le coste italiane, visto che il progetto dei due Paesi e dell'Europa è quello di riportare indietro i migranti che tentino la traversata. Ma l'incisività libica basterà a fermare l'esodo? Non è detto, perché esistono altre rotte da cui passano gli immigrati. La prima è quella che parte dall'Algeria e va verso la Sardegna, dove la polizia è in super lavoro a causa dell'eccessivo numero di arrivi. Il premier Paolo Gentiloni è stato in contatto in questi giorni con la Cancelliera tedesca Angela Merkel. Fonti di governo sottolineano l'approccio condiviso sulla questione del contrasto ai trafficanti e la stabilizzazione della Libia. Da Gentiloni viene apprezzamento per l'impegno tedesco a sostenere con nuovi contributi finanziari le attività Oim e Unchr in Libia.

La Guardia di Finanza, sta operando per una vera e propria attività di polizia volta all'interdizione dell'immigrazione clandestina, sequestrando risorse strumentali e arrestando scafisti in modo da andare a colpire al cuore quelle organizzazioni criminali che tentino di far confluire migranti verso il nostro Paese. Il riferimento va alle imbarcazioni a vela, battenti spesso bandiera americana, per lo più del Delaware, condotte da skipper ucraini. Le partenze avvengono da Turchia, Egitto e altri territori limitrofi. I migranti individuati a bordo di questi natanti sono stati migliaia nel corso degli anni.

Tra le nuove rotte i migranti scelgono anche altre nazioni. Secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), il numero degli arrivi in Spagna, nel 2017, potrebbe superare quello della Grecia.

I migranti giunti nella penisola iberica dal 1° gennaio a oggi sono stati 8.385, contro i 2.476 dello stesso periodo dello scorso anno, contro i 12.191 della Grecia (nel 2016 erano stati 161.232). Per adesso, la Grecia supera ancora di 3.806 il dato spagnolo.

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