Coronavirus

"Ogni ora migliaia di test sugli anticorpi. Così sapremo chi potrà tornare attivo"

Il presidente della Società europea di virologia: basta con i tamponi. In una settimana potremmo avere dati significativi sulla popolazione

"Ogni ora migliaia di test sugli anticorpi. Così sapremo chi potrà tornare attivo"

«L'unico modo per scattare una fotografia esatta dei contagiati e dei guariti è il test sugli anticorpi». Ne è più che convinto Giorgio Palù, past president della Società europea di virologia e professore emerito di Microbiologia dell'università di Padova, che dichiara definitivamente chiusa l'epoca dei tamponi per vari motivi: uno perché è impossibile effettuarli davvero a tappeto sull'intera popolazione, due perché non riescono a dare la giusta misura dell'infezione.

«I numeri annunciati finora - sostiene il virologo - sono stati dati a vanvera. Il tampone va fatto sugli operatori sanitari ma in una fase come questa non possiamo farlo a tutti. Al contrario il test sugli anticorpi, che consiste in un esame del sangue, può essere esteso a più categorie di persone e ci dice con precisione chi ha già contratto il virus e chi no». Per di più l'analisi dei risultati è molto rapida e può essere effettuata da un qualsiasi laboratorio di chimica clinica. «In un'ora si possono effettuare migliaia di test, è un procedimento facile - spiega Palù - E in una settimana si avrebbero già risultati significativi sulla popolazione. Che significa anche smettere di dare numeri a caso. Per ora in Veneto sono state selezionate 60mila persone per fare il test e di sicuro questo sarà uno strumento utile nel momento in cui bisognerà decidere chi potrà tornare a lavorare e chi no».

I test anticorpali sono utili sia in fase di diagnosi sia per accertare l'avvenuta guarigione. Per questo è fondamentale validare i test e scegliere i criteri più precisi. «Bisogna misurare gli anticorpi specifici contro il virus, quindi in grado di riconoscere Sars-CoV-2 dal virus della Mers, da quello della Sars e dai 4 virus del raffreddore che sono coronavirus umani con noi da migliaia di anni, è uno dei modi di fare la diagnosi. La diagnosi in virologia si fa in modo diretto, cercando e isolando il virus e poi sequenziandolo, o i suoi antigeni, o misurando la presenza di anticorpi specifici. Non ci sono tanti test che siano validati, anzi ce ne sono pochissimi». In Veneto «noi ne abbiamo scelti un paio che hanno il marchio europeo, con criteri di sensibilità, specificità e valore predittivo positivo e negativo assolutamente affidabili, ovviamente con i limiti che hanno tutti i test diagnostici».

Secondo il farmacologo Silvio Garattini, fondatore dell'istituto Mario Negri, è fondamentale organizzarsi per uniformare le modalità di lavoro e analisi dei laboratori. E quindi per impostare la fase due, quella del graduale ritorno alla normalità, nel migliore dei modi, anche se non è chiaro quando potrà cominciare: «Ci sono tante metodologie, bisogna che si cerchi di attuare tutti la stessa, non è facilissimo in una situazione d'emergenza, ma bisogna cominciare a farlo. In alcune regioni si è cominciato a fare questo tipo di analisi, come in Toscana. L'analisi è anche relativamente veloce, è sicuramente una via percorribile. Abbiamo ancora qualche settimana per uniformare i laboratori con un unico certificato di garanzia per questi test, ma in emergenza si accettano anche le cose che non sono perfette».

Ovviamente i virologi si rendono conto che non possiamo stare a casa tutto l'anno e sostengono che il test degli anticorpi al momento sia il miglior lasciapassare. «Anche perché - sostiene Garattini - ci sarà una seconda ondata» e uno strumento per scremare chi non è più veicolo di contagio e chi invece deve ancora stare isolato è fondamentale. Tutto questo fino alla scoperta di un vaccino: «Ci sono 42 studi in corso. Probabilmente avremo un vaccino per la fine dell'anno.

Alcuni hanno già avviato la sperimentazione animale».

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