Politica

Ok al taglio del cuneo fiscale. La "mancetta" fa felice la Cgil

Bonus Renzi a 100 euro mensili per chi guadagna fino a 35mila euro lordi. A tutti gli altri solo pochi spiccioli

Ok al taglio del cuneo fiscale. La "mancetta" fa felice la Cgil

Estensione e ampliamento a 100 euro mensili (dagli storici 80 euro) del bonus Renzi nella fascia di reddito lordo annuo che va da 26mila a 35mila euro. Per coloro che hanno un introito da lavoro dipendente che va da 35mila a 40mila euro, invece, è prevista fondamentalmente una «mancia» che da 64 euro mensili arriva fino a zero.

Questo, in estrema sintesi, è il progetto di taglio del cuneo fiscale che il governo intende attuare dal prossimo luglio e che ieri è stato illustrato ai sindacati come prodromo di una ben più corposa riforma fiscale che vedrà la luce nel corso dell'anno. La platea del bonus Renzi, in realtà, viene ampliata da 11,7 milioni di contribuenti a 12,5 milioni poiché la soglia di reddito (26.600 euro) dove il beneficio oggi si azzera viene elevata a 28mila euro. Tutti costoro avranno 1.200 euro in più di reddito netto all'anno: tra 8mila e 26.600 euro direttamente come bonus e gli altri come detrazione. Ottanta euro o poco più al mese sono stati, invece, garantiti a coloro che guadagnano da 28.001 euro a 35mila euro annui lordi. Si tratta di 2,6 milioni di contribuenti, non sono pochi anche se il vantaggio è meno corposo. Altri 900mila, infine, riceveranno il pourboir che il governo ha destinato loro come segno di attenzione. Un gesto che ha un retrogusto quasi beffardo considerato che nella fascia di reddito annuo lordo tra 35mila e 55mila euro non solo sono concentrati molti lavoratori dipendenti, ma si versa anche circa il 20% dell'intero gettito Irpef pur rappresentando meno di un decimo della popolazione.

Insomma, si può affermare che il governo ha solo alzato un po' l'asticella di coloro che possono non considerarsi «ricchi» e, pertanto, pagare un po' meno tasse. D'altro canto, con soli 3 miliardi destinati al taglio del cuneo non si poteva fare molto di più che un lieve aumento di spesa rispetto ai 10 miliardi del bonus Renzi. Il trucco del ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, però, è riuscito alla perfezione. Tant'è che all'uscita dal vertice il leader della Cgil, Maurizio Landini, ha commentato in termini abbastanza entusiastici. «Sono soddisfatto, è una giornata importante: dopo tanti anni c'è un provvedimento che aumenta il salario netto di gran parte dei lavoratori dipendenti, è la strada giusta». Annamaria Furlan, segretario generale Cisl, è stata meno enfatica. «È un primo passo anche se continuano a restare fuori gli incapienti (coloro che guadagnano meno di 8mila euro annui lordi e non pagano tasse; ndr)», ha chiosato aggiungendo che «per fare una riforma del fisco ci vuole anche la crescita del Paese». Alla Cisl, infatti, stanno a cuore investimenti e infrastrutture, argomenti sui quali l'esecutivo e, soprattutto, i pentastellati sono poco sensibili. Di «misure spot che rischiano di rivelarsi insufficienti» ha parlato, invece, il leader dell'Ugl, Paolo Capone.

«La preparazione del decreto sarà la più rapida possibile», si è limitato a dire Gualtieri auspicandone la pubblicazione entro la fine del mese. In alternativa potrebbe essere varata una legge delega all'interno della quale troverebbe spazio il decreto sul cuneo. Il premier Giuseppe Conte, aprendo il tavolo con i sindacati, ha invece sottolineato che «la riforma dell'Irpef è fondamentale per semplificare il nostro sistema tributario e ridurre il carico fiscale sulle famiglie, i lavoratori e i pensionati» che saranno coinvolti nella stesura del progetto.

L'assenza di voci critiche nei confronti del provvedimento (il bonus Renzi così come il reddito di cittadinanza ha avuto un impatto modesto sui consumi) e il ritrovato asse con la Cgil non paiono rassicuranti.

Il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha già preannunciato un intervento per fissare proprio quel salario minimo voluto dal sindacato e che le imprese hanno avversato.

Commenti