Roma Ormai tutto può succedere e non ci stupiamo più di nulla. Però, al di là delle più immaginifiche invenzioni o situazioni, resiste ancora la granitica resistenza della legge del buonsenso. Essa ci dice che no, proprio no, non è possibile che su una confezione di nocciole coltivate, raccolte e commercializzate in terra olandese, ci possa stare l'etichetta: «nocciole delle Langhe», o «Tonda romana», «Nocciola di Giffoni». Il buonsenso dovrebbe dire che la cosa proprio non va.
Ma dovrebbe dirlo anche il nostro governo. Magari il ministro Maurizio Martina potrebbe seguire la via politica e parlare con il suo collega olandese. Questo, però, ancora non è successo. Nel frattempo, ci pensano i nostri parlamentari europei a denunciare il caso. Un'interrogazione a firma di Alberto Cirio, Antonio Tajani e Fulvio Martusciello (tutti di Forza Italia) è stata consegnata alla Commissione europea. E visto che i tempi a Bruxelles non sono biblici c'è speranza che entro l'anno questo attacco al buonsenso sia fermato. Ma come siamo arrivati a questo punto? Semplice. La Turchia, primo produttore mondiale di nocciole, ha subito negli anni scorsi un drastico ridimensionamento a causa di inaspettate gelate. Come succede sempre in questi casi il prezzo del prodotto in questione è schizzato alle stelle. Prima, le nocciole delle Langhe o quella «Tonda romana» o quella di Giffoni costavano più o meno 250 euro al quintale. Oggi il prezzo è schizzato a 350/400 euro. Ovvio che il business faccia gola. Posto che una nocciola ci mette più a meno sei anni ad andare a frutto, sono in tanti ad aver fiutato l'affare e si sono mossi con tempestività. Primi fra tutti appunto gli olandesi che hanno iscritto nel proprio registro nazionale tre varietà di nocciole che recano toponimi italiani: la Tonda gentile delle Langhe, la Tonda romana e la Tonda di Giffoni. Fino a prova contrariae e prima che gli olandesi la annettano nottetempo con un inaspettato blitzkrieg, però, le Langhe ricadono nel territorio italiano, e quella nocciola viene coltivata da secoli tra Cuneo, Asti e Alessandria. L'aggettivo «romana», poi, fa specifico riferimento alla Capitale e alla sua campagna (Roma è il comune agricolo più grande d'Italia); Giffoni è e resterà, senza ombra di dubbio, comune della Campania felix.
La proditoria iniziativa olandese viola i regolamenti comunitari, è ovvio. E lo denunciano con forza gli europarlamentari azzurri. «L'articolo 6 del Regolamento comunitario 637/2009 - spiega Cirio - chiarisce che non è possibile commercializzare una pianta che reca il nome geografico di un altro Stato. Il comportamento degli olandesi è fuorviante perché le nocciole olandesi non hanno ovviamente nulla a che vedere con i toponimi cui i loro prodotti rimandano».
A venir minata è anche la solidità della nostra fetta di mercato, che non è proprio minuta.
Se siamo lontani dalle quote espresse dal primo produttore mondiale di nocciole (la Turchia appunto), il nostro Paese vanta comunque un buon 12% della produzione mondiale di nocciole. Tra l'altro sono le migliori sul mercato; proprio ora che i prezzi sono alle stelle, la beffa sarebbe vedere gli olandesi approfittarne.
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