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Ora i Prodi litigano sulla Pasqua: "No all'acqua santa, solo ovetti"

La famiglia Prodi divisa sulla benedizione di Pasqua a scuola. Don Matteo: "Acqua santa? Porterò gli ovetti". Ed è scontro

Ora i Prodi litigano sulla Pasqua: "No all'acqua santa, solo ovetti"

"Il bene si suscita con un po' di amore donato a qualcuno, vincendo quello che è il male della nostra società, cioè l'indifferenza". Don Matteo Prodi, parroco a Ponte Ronca, nel Bolognese, che interviene nel dibattito sulle benedizioni nei luoghi pubblici. Don Prodi è nipote dell'ex premier e fratello di Giovanni, presidente del consiglio d'istituto dove il Tar ha annullato l'ok alla benedizione in orario extrascolastico. "Invece che qualche goccia d'acqua - propone - perché negli uffici e nelle scuole non portiamo qualche ovetto (di Pasqua, ovvio; chissà se è laico un ovetto di Pasqua?) suggerendo (con molta delicatezza e garbo) di portarlo a qualcuno? Magari a qualcuno a cui nessuno lo porterebbe mai".

La benedizione di Pasqua divide la rossa Bologna. È diventato un caso dopo che il Tar l'ha bocciato e il Consiglio di Stato l'ha reintrodotta su richiesta del ministero. E in questo braccio di ferro si sono infilati anche i parenti dell'ex premier Romano Prodi. Da una parte don Matteo, il parroco, dall'altra Giovanni, presidente del consiglio d'istituto che nel 2015 ha dato l'ok alla benedizione. Sono figli di Vittorio e nipoti di Romano. La questione va avanti da oltre un anno quando appunto l'istituto di Giovanni Prodi ha dato il via libera alla benedizione pasquale, in orario extrascolastico. Un comitato di genitori l'ha presa sul personale e ha iniziato una crociata contro l'acqua santa. Una crociata che oggi divide anche la famiglia Prodi. Tanto che don Matteo ha proposto di sostituire l'acqua santa con gli ovetti.

"Il gesto, credo, sarebbe del tutto aconfessionale - spiega il prete - susciterebbe del bene e ai nostri ragazzi insegnerebbe qualcosa; ma non solo a loro. E per chi attende una benedizione da Dio Padre, nessuna benedizione può essere più gradita a Dio di un po' di attenzione al prossimo". In una lettera, il sacerdote racconta di essere "molto stanco" di "leggere sui giornali posizioni così contrapposte e violente". "Sono particolarmente a disagio, soprattutto perché passo quasi due mesi della mia vita a benedire case, aziende, uffici e negozi - continua - non posso pensare che questo sia capace di portare a tanta rabbia". Per don Matteo Prodi, "benedire vuol dire suscitare del bene, a partire dalla certezza che la nostra vita è meravigliosa. Questo per chi crede ha la sua origine in Dio; per chi non crede deriva quantomeno dall'amore degli altri, dal prossimo, dai fratelli". E allora, "la riflessione che faccio è semplice: se buttare qualche goccia d'acqua fa così male, vuol dire che la benedizione non suscita del bene; vuol dire, con qualche probabilità, che si deve cambiare strada".

Ma, sebbene il Tar abbia già messo in chiaro che "non si può parlare di discriminazione" perché "la libertà religiosa include la libertà di praticare e quella di non praticare", il braccio di ferro è tutt'altro che finito.

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