S arà che la migliore difesa è l'attacco. Sarà che l'acrobatico tentativo di minimizzare le responsabilità del Pd romano nella vicenda di «Mafia Capitale» non sta esattamente sortendo grandi risultati. Sarà che l'imperativo del «resistere, resistere, resistere» nella difesa di Ignazio Marino in attesa di tempi migliori accende dubbi e nervosismo, perfino dentro le file del partito di via del Nazareno. Fatto sta che il Pd perde improvvisamente le staffe e si scaglia in maniera irrituale contro il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, la figura istituzionale chiamata ad accertare quali e quanti danni abbiano prodotto le infiltrazioni criminali durante la giunta Marino.
La prima stoccata è firmata su Twitter da Matteo Orfini. Il presidente del Pd e «commissario» romano scrive: «Tra le tante curiosità della situazione romana c'è anche quella di avere un prefetto che fa più interviste e dichiarazioni di Salvini». Insomma: il prefetto parla troppo. In mattinata Pecoraro era stato intervistato dal Giornale Radio Rai facendo scattare alcuni campanelli d'allarme. «Sono preoccupato per le conseguenze che ci possono essere. Può venir fuori che ci sia la necessità di uno scioglimento e questo ovviamente non è una cosa che desideriamo. L'altro aspetto è che forse alcune norme fatte anni fa determinano oggi situazioni che portano alla corruzione. Non c'è una selezione del personale e dei dirigenti e questo può comportare che si possano ripetere questi fatti».
Evidentemente lo spettro dell'ipotesi scioglimento non passa inosservato. Immediatamente Maurizio Gasparri fa notare la gravità delle parole di Orfini: «Attacco al prefetto perché promuove i controlli sulla gestione del Campidoglio? Male. Molto male». E poi aggiunge: «Era un avvertimento al prefetto». Non è finita qui perché un altro esponente del Pd, Khalid Chaouki, rinnova l'affondo polemico: «Troviamo stucchevole la propensione a rilasciare interviste quotidiane sul possibile scioglimento quando dovrebbe chiarire qual è stato il suo ruolo durante gli anni dell'amministrazione Alemanno in materia di gestione della cosiddetta emergenza rom, gare d'appalto e gestione dei centri rifugiati».
La strategia politica non sfugge, ovviamente, al centrodestra. Per Daniela Santanché «Orfini dovrebbe fare un po' di sana autocritica invece di prendersela con Pecoraro. Sono sicura che il prefetto saprà portare avanti il suo lavoro». Per Nunzia De Girolamo «Orfini farebbe meglio fare pulizia in casa propria prima di giudicare servitori dello Stato con ingiuste allusioni». Andrea Augello ricorda a Orfini che «Renzi gli ha ordinato di commissariare il Pd e Marino. Non credo che il mandato possa essere esteso fino alla prefettura». Francesco Storace parla apertamente di intimidazione. «Dal mondo di sottosopra è giunto il segnale minaccioso. Orfini ha dettato i compiti a Pecoraro. Alfano abbia un sussulto di dignità e dica a Renzi di zittire i suoi uomini». E Alessandro Onorato della Lista Marchini si chiede: «Il Pd teme forse l'indagine?». In serata poi una telefonata tra Orfini e il prefetto prova a ricomporre lo strappo e stemperare la tensione della giornata.
Confindustria, intanto, ha deciso di costituirsi parte civile nel procedimento su Mafia capitale, per «tutelare la reputazione delle imprese e la leale concorrenza sul mercato». Si muovono anche altre istituzioni. Il ministro per lo Sviluppo, Federica Guidi, annuncia una ricognizione del sistema cooperativo e dei consorzi interessati dall'inchiesta, al termine del quale «si darà corso a un programma mirato di ispezioni straordinarie sulle quali sarà richiesta la collaborazione del Comune di Roma».
Infine il sindaco di Roma ha consegnato al presidente dell'Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone un dossier su circa 120 appalti sospetti. I settori finiti sotto la lente d'ingrandimento sono il sociale, l'emergenza abitativa e la gestione del verde pubblico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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