Ore in coda fuori dalle cliniche per un tampone. Ma in Sardegna il tracciamento resta un caos

L'unità di crisi: il governo dica come trasferire in sicurezza i turisti in quarantena

Ore in coda fuori dalle cliniche per un tampone. Ma in Sardegna il tracciamento resta un caos

AAA potenziale asintomatico da Covid cercasi. AAA potenziale contagiato in Costa Smeralda si faccia avanti. Parola d'ordine: rintracciarli tutti. Uno per uno. Chi è ancora sull'isola e chi ha ballato una sola estate. Mission impossible. Non bastano gli appelli sui giornali locali, gli annunci che fanno tornare alla mente i radiofonici «chiamate urgentemente a casa» dell'epoca vacanziera cellular free. Qui si tratta di ricostruire il who's who, il chi è chi, il chi c'era e chi non c'era, tra contagianti e contagiati anche inconsapevoli. Che, secondo i dati dell'Unità di crisi regionale, ieri in Sardegna erano 53 in più su 1.608 test effettuati, con 20 pazienti ricoverati in ospedale, uno, il dipendente del Billionaire, in terapia intensiva, e 492 in isolamento domiciliare.

Si deve scoprire dov'è chi è arrivato in Sardegna convinto di essere in una zona franca. In un'isola Covid-free, ben capendo da subito che un QR code assegnato ad ogni turista non sarebbe bastato, in caso di emergenza, a rintracciare, in un'isola dove la prevenzione è ben lontana dal rigore del resto d'Italia. Qui vale l'autodenuncia. A proprio rischio e pericolo. Come hanno fatto alcuni ragazzi di Modena che, a loro dire, quando hanno comunicato alla direzione del campeggio di Isuledda, Arzachena, dove i contagiati sono oltre 60 soltanto su 150 dipendenti, che tre amiche rientrate a Roma erano positive al tampone, si sono prima sentiti rispondere di stare zitti e poi sono stati messi in isolamento in una villetta lontano dal camping, senza mangiare.

Pochi giorni sono bastati per cambiare completamente l'atmosfera nella Sardegna Smeralda. E passare dalla movida della notte alla movida dei tamponi. E dalla coda per gin tonic botanici ai profumi di macchia mediterranea a quella per test sierologici o tamponi rinofaringei. Anche ieri erano le 4.30 del mattino quando le prime auto cominciavano a incolonnarsi per chilometri davanti al Mater Olbia, l'ospedale sull'Orientale sarda che su impennata del sindaco Settimo Nizzi, ha predisposto un drive in, dalle 7.30 alle 13.30, per eseguire una media di 255 tamponi al giorno a residenti e turisti con risultati inviati via mail entro 24/48 ore. La soluzione più rapida per evitare i tamponi nei laboratori privati o l'appuntamento fissato dalle varie Asl sarde con tempi comuni al resto d'Italia.

Nell'attesa il rientro può attendere. E anche questo è un punto cruciale. Perché sino a quando non verrà firmato un accordo, che sembra sempre piú vicino, tra le regioni per effettuare il tampone a tutti i turisti in partenza dalla Sardegna, ogni traghetto e ogni aereo rischia di trasformarsi in un potenziale moltiplicatore di virus. Allungando i tempi del tracciamento, com'è accaduto ai passeggeri di un traghetto Olbia Civitavecchia della compagnia Grimaldi Lines che sono stati avvisati otto giorni dopo il viaggio che c'era un caso di Covid a bordo. Un tempo extra long dettato dal protocollo, secondo il Ministero della Salute. «È urgente il rientro protetto dalla Sardegna dei turisti positivi asintomatici e in quarantena», sostiene Maurizio Acciaro, esperto dell'Unità di crisi della regione Sardegna per l'emergenza Covid. «Per questo è opportuno che il Governo provveda al più presto un protocollo perché meglio chiusi a casa propria che in una stanza d'albergo».

L'impressione, comunque evolva sull'isola la new wave Covid, é che la difficoltà sia quella raccontata da un detto sardo: «Cumenti acciappai s'anguidda po sa coa». Come acchiappare l'anguilla per la coda. Un'impresa per nulla facile.

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