Il paradosso del sindaco di Lampedusa: "Era meglio l'emergenza, ci hanno dimenticati"

Il primo cittadino Martello accusa: "Non è vero che gli approdi sono terminati Lo stop del pagamento delle tasse? Un vantaggio che una manina ci ha tolto"

Il paradosso del sindaco di Lampedusa: "Era meglio l'emergenza, ci hanno dimenticati"

La volevano proclamare capitale d'Europa ma è rimasta soltanto un cimitero di carrette. Povera Lampedusa! Occupata per anni dai migranti che cercavano di sbarcare e dai giornalisti che li inseguivano, oggi Lampedusa è dimenticata dai ministri che vogliono chiudere tutto e dagli ultras che vogliono accogliere tutti. «E infatti la mia opinione è che si è esagerato tanto prima, quando questa isola era al centro di ogni dibattito, ma credo che si stia esagerando anche adesso che ne è completamente uscita» dice Totò Martello che di questa isola è il sindaco dal dicembre del 2018 da quando i lampedusani lo hanno preferito a Giusy Nicolini, simbolo della sinistra di Matteo Renzi (la volle insieme ai grandi italiani per incontrare Barack Obama) e troppo presto accantonata insieme a tutte le fantasie e gli oggetti della sua Leopolda.

Anche Martello è un uomo di sinistra, del Pd, e anche lui è per il salvataggio in mare dei migranti ma che non si traduce in un'accoglienza indiscriminata. «C'è stato un momento in cui sono stato costretto ad alzare la voce, un momento in cui anche a Lampedusa si consumavano furti e l'accoglienza era diventata insostenibile. L'atteggiamento di Lampedusa non è però cambiato. Mi sono fatto portavoce di un bisogno di sicurezza». E oggi? È vero che l'emergenza è finita come ha annunciato il Viminale, meno 94 % di sbarchi? «È sicuramente vero che i numeri sono calati ma non è vero, come dice Salvini, che gli sbarchi sono diminuiti o che i porti siano chiusi. Non lo sono». Da inizio anno a Lampedusa ci sono stati sette sbarchi, l'ultimo il 7 marzo. Ad approdare, fino a oggi, sono stati circa 300 migranti immediatamente trasferiti in Sicilia. «La differenza è che i media non si occupano più di Lampedusa e dunque il problema non esiste».

E però c'è stato un tempo in cui Lampedusa era popolata più da fotografi che da pescatori e si sono pubblicati libri, sono arrivati i premi, il cinema d'autore, insomma strattonata sempre ma mai veramente compresa. «Lo so pure io e non a caso ho protestato perché sono passati in secondo piano i problemi storici che ci trasciniamo». Dal 2011 sono stati sospesi i pagamenti delle tasse. Trattata come una zona terremotata, Lampedusa ha usufruito, giustamente, di questo vantaggio che però si è interrotto. «Siamo due volte terremotati dato che questo vantaggio è stato sospeso». Previsto nel decreto Milleproroghe, il nome dell'isola è stato cancellato e questa volta non si sa quale sia stata la manina. «Stiamo aspettando che qualcuno ci dica cosa fare. Il paradosso è che chi finora ha beneficiato della sospensione, si troverebbe costretto a pagare anche gli interessi sulle tasse sospese». E poi ci sono le carrette che nessuno sa come e dove smaltire. Una riposa in porto da ormai cinque anni. Martello ha chiesto all'ufficio dogane di poterla rottamare.

«Ma attendo ancora l'autorizzazione. Non è arrivata. Non è la sola». È riuscito mai a parlare con il ministro degli Interni, Matteo Salvini? «Mai. Non ho mai ricevuto una telefonata. Nulla». Lampedusa o la malinconia di (essere) un'isola.

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