Docenti, medici, avvocati, infermieri. O semplici disoccupati. Tutti, però, con un profilo comune: «matricola». Il sipario della Terza Repubblica si apre su un palcoscenico di debuttanti. E di «dilettanti» di quel linguaggio politico istituzionale che i grillini hanno trasformato nel primo bersaglio anti casta da abbattere. Obiettivo, in parte, già raggiunto. Nel parlamento che sta per insediarsi, infatti, un eletto su tre non ha mai fatto politica, non ha mai maneggiato regolamenti, esaminato ddl, firmato emendamenti. Si tratta del 35 per cento dei deputati alla Camera, calcola Openpolis, e del 30 per cento dei senatori a Palazzo Madama. E se ogni partito ha la sua buona dose di nuovi volti, il record spetta al Movimento cinque stelle: il 65% dei neo eletti pentastellati non è nemmeno mai stato in un consiglio comunale, un valore che è più di quattro volte superiore a quello di Forza Italia e Fratelli d'Italia. Ancora più bassa la percentuale per Lega (16,25% alla camera e 12,73% al senato), Partito democratico (13,27% alla camera e 5,77% al senato) e Liberi e uguali (7,14% e 0% senato).
Ecco perché durante il vertice dei grillini eletti che si è svolto una settimana fa all'hotel Parco dei Principi di Roma, il Movimento cinque stelle ha iniziato a impartire le prime istruzioni per l'uso, a partire dai contatti proibiti con i giornalisti. Altre indicazioni, dalle poi banali alle più dettagliate, seguiranno nelle varie riunioni fino all'insediamento effettivo della nuova classe dirigente. Se selezione dei «dilettanti» è stata la bandiera del rinnovamento targato M5s, in realtà è stata pure la risposta, obbligata, a un'esigenza ben più pragmatica: coprire l'incremento dei seggi dovuto all'exploit alle politiche, quando le poltrone sono passate da 123 a oltre 330. Infatti, la stragrande maggioranza dei deputati e dei senatori grillini della passata legislatura è stata confermata, ma il 70 per cento dei nuovi eletti sono neofiti della politica, come lo erano coloro che sotto il vessillo a cinque stelle nel 2013 entravano, per la prima volta, in Parlamento. Così, insieme con i cinque stelle primo partito, il 4 marzo ha consegnato anche il più alto tasso di ricambio parlamentare della storia repubblicana, con solo il 34% di parlamentari uscenti confermati, sottolinea Openpolis. Anche la Lega ha fatto i conti con il balzo elettorale e con la necessità di nuove leve, tanto che l'86% dei parlamentari del Carroccio appena eletti non era né deputato né senatore tra il 2013 e il 2018. Ma a differenza dei pentastellati sono pochi i leghisti arruolati alle prime armi: il Carroccio ha preferito mettere in campo personalità con una carriera politica alle spalle, soprattutto a livello locale. Tra gli eletti compaiono ex consiglieri e assessori comunali: il 37,64% dei parlamentari della Lega, il 40% dei deputati e il 30% dei senatori vengono dal pattuglione di amministratori locali rivendicato dal leader Matteo Salvini. Ed è di gran lunga, insieme al 30 per cento di Forza Italia, la percentuale più alta tra i partiti, dove la media di eletti che vengono da amministrazioni comunali è del 12,92% alle camera e del 10,82% al senato.
Se da un lato un terzo dei parlamentari è composto da matricole, il restante 66% è fatto di veterani o quasi: in tutto sono 492 neo deputati e senatori, tra parlamentari uscenti, euro parlamentari, amministratori. Chi mantiene quasi intatta la vecchia guardia invece è il Pd, ma più per il verdetto amaro delle urne che per volontà: il partito di Renzi è passato da quasi 400 parlamentari a meno della metà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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