"Il Parlamento indaghi sulle stragi del boia Tito"

Alla Camera la proposta degli esuli: «Partiamo da Vergarolla, primo eccidio della storia repubblicana»

"Il Parlamento indaghi sulle stragi del boia Tito"

Una commissione parlamentare d'inchiesta per fare luce sui crimini commessi dai boia di Tito. A cominciare dalla strage di Vergarolla, che provocò la fuga degli italiani da Pola del 1947. La richiesta della Federazione degli esuli è stata inviata in questi giorni al segretario della Commissione esteri della Camera, Vito Comencini, alla vigilia del 10 febbraio, giorno del Ricordo dell'esodo e delle foibe. Ma verranno coinvolti tutti i partiti.

L'obiettivo è «l'istituzione di una commissione parlamentare per la strage di Vergarolla e i crimini commessi al confine orientale». Il testo inviato a Comencini ricorda che la «Repubblica è nata con un profondo vulnus (ferita, ndr) () nelle province di Trieste, Gorizia, Pola, Fiume e Zara. () L'occupazione titina segnò pagine luttuose per la comunità italiana». La proposta sottolinea come «la guerra di liberazione nazionale jugoslava aveva assunto caratteristiche annessioniste e gli oppositori del progetto andavano eliminati». E si ricordano i «quaranta giorni di occupazione» a guerra finita, nel maggio-giugno 1945, di città come Trieste oltre alle deportazioni di 600 italiani da Gorizia. Le stragi delle foibe sono iniziate in Istria nel 1943, dopo il vuoto dell'8 settembre e continuate a guerra finita. «Non si trattava solamente di fascisti o collaborazionisti, ma anche di antifascisti, democratici e patrioti che, dopo aver combattuto nella Liberazione, si opponevano alle mire del regime comunista di Belgrado» si legge nel testo.

«La proposta è nata dalla Federazione degli esuli per caratterizzare il Giorno del ricordo di quest'anno. Auspichiamo che aderiscano tutte le forze politiche» spiega a il Giornale il vicepresidente Davide Rossi, che rappresenta il grosso delle associazioni dei 250mila istriani, fiumani e dalmati costretti ad abbandonare le loro case dalle violenze di Tito.

«Il 18 agosto 1946 a Pola, città ancora formalmente italiana, un attentato provocò una carneficina con un numero di morti che, a seconda delle diverse fonti, oscilla tra le 70 e le 110 unità a cui sommare un centinaio di feriti tra i bagnanti che in località Vergarolla assistevano ad una manifestazione sportiva - si legge nella proposta - Si trattò della prima strage della storia dell'Italia repubblicana, con un numero di vittime impressionante e paragonabile alle ben più note stragi degli anni di piombo».

In occasione di una gara di nuoto che aveva attirato la popolazione italiana sulla spiaggia, saltarono in aria delle mine anti-nave abbandonate. Le vittime identificate furono 64, ma altri resti erano sparsi in mille pezzi sulla spiaggia. Pola era formalmente ancora italiana e in mano agli inglesi. Sul primo momento si accreditò la tesi dell'incidente. In realtà sarebbero stati agenti dell'Ozna, la polizia segreta di Tito, ad organizzare l'attentato. Il clima di paura che seguì alla strage portò all'esodo, l'anno dopo, del 90% degli italiani dalla città.

«Ho ricevuto la proposta e sono più che disponibile a portarla avanti - conferma Comencini al Giornale - Non l'ho ancora presentata perché devo coordinarmi prima con gli uffici e parlare con gli altri membri della Commissione, ma è indubbio che i crimini compiuti nei confronti degli italiani siano rimasti sepolti per troppi anni».

La commissione dovrebbe fare luce non solo su Vergarolla, ma pure su altre stragi dei partigiani di Tito. «L'approfondimento di queste ricerche e l'impostazione di sinergie con Lubiana, Zagabria e Belgrado (ove sono ancora conservati archivi della ex Repubblica Socialista Federale Jugoslava) - spiega la proposta - () necessitano di un adeguato sostegno istituzionale».

A Bruxelles il 5 febbraio Elisabetta Gardini, capogruppo di Forza Italia al Parlamento Europeo, organizza una mostra e un convegno dedicato alla tragedia dell'esodo e delle foibe. Rossi, invitato a parlare a nome degli esuli, sottolinea che «ci saranno anche rappresentanti delle repubbliche dell'ex Jugoslavia. Un'ottima occasione per chiedere collaborazione e l'accesso agli archivi».

Anche Comencini ribadisce che «una Commissione può far luce chiedendo collaborazione ai Paesi vicini, che hanno i documenti. Per una volta l'Unione europea può essere uno strumento di aiuto». E aggiunge: «Spesso la storia è scritta dai vincitori. Finalmente si è cominciato ad affrontarla anche da un altro punto di vista».

Non a caso la parte finale della proposta puntualizza che «una Commissione d'inchiesta parlamentare dedicata a ricostruire queste pagine ancora oscure del dopoguerra sanerebbe parzialmente la ferita e contribuirebbe a fare chiarezza su eventi che ancora oggi risultano oggetto di polemiche, giustificazionismi, interpretazioni fuorvianti e strumentali».

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