Passi avanti tra Macron e Putin. "Risposte per evitare la guerra"

Incontro per la de-escalation: "Elementi di convergenza". Scholz-Biden: "Se la Russia invade stop a Nord Stream 2"

Passi avanti tra Macron e Putin. "Risposte per evitare la guerra"

Seduti, loro soli, alle due lontane estremità di un grande tavolo in un solenne salone del Cremlino, Vladimir Putin e il suo ospite Emmanuel Macron rappresentavano ieri perfettamente le ampie distanze che separano in questo momento la Russia dall'Occidente. La crisi ucraina spaventa per il rischio inaudito di una guerra su suolo europeo, ma come Macron ha ben osservato alla vigilia di questa sua missione ciò che davvero interessa Putin è altro, e cioè portare a casa qualcosa che somigli magari alla lontana a una nuova Yalta, una ridefinizione delle regole di coabitazione con la Nato e con l'Unione europea. Il presidente della Francia, che in questo primo semestre del 2022 detiene anche la presidenza di turno dell'Ue, ha perfettamente chiare priorità e psicologia del suo interlocutore, e si è presentato a Mosca con ottime credenziali e spalle coperte: è il leader occidentale che più di ogni altro ha avuto cura in questi anni di tenere aperta la porta del dialogo con Putin anche nei momenti più difficili, ma si è anche preoccupato, prima di partire per Mosca, di sentire i suoi partner atlantici. Nessuna improvvisazione, nessuna sorpresa: l'uomo di Parigi sapeva di poter parlare anche a nome degli alleati. «Cominciamo a costruire una risposta utile alla Russia - il suo tweet al termine dell'incontro -, utile a tutta la nostra Europa, una risposta che permetta di evitare la guerra. Insieme».

Macron conosce bene Putin. Ci ha parlato lungamente già un paio di volte in queste tese settimane, ed è giunto alla conclusione che il leader russo non ha (ancora) preso la decisione di usare la forza in Ucraina: il suo vero obiettivo è quello di vedersi riconosciuta nero su bianco da Stati Uniti, Nato e Ue, una propria zona d'influenza nei territori della defunta Unione Sovietica. «Vaste programme», come direbbero appunto i francesi alludendo al suo velleitarismo: non è più il tempo di zone d'influenza e di Paesi satellite di brezneviana memoria. Putin, però, cerca di arrivarci con il suo classico metodo, che è quello del judoka, che gioca le sue partite reagendo di volta in volta alle mosse degli avversari. È per via di questo metodo che Putin è stato spesso definito un ottimo tattico e un mediocre stratega: in altre parole, sa bene come muoversi, però alla fine gli mancano i mezzi per battere avversari più solidi di lui, soprattutto economicamente. «La Nato è tutt'altro che un'organizzazione pacifica» ha dichiarato il presidente russo, auspicando tuttavia di «proseguire gli sforzi diplomatici per trovare soluzioni di compromesso».

Ieri a quel tavolo del Cremlino non era ben chiaro che cosa i due protagonisti potessero davvero ottenere in concreto. Putin ha ringraziato Macron, sostanzialmente, per il fatto stesso di esser venuto a Mosca a chiedere una de-escalation, riconoscendogli l'importanza che ambisce a recuperare in quanto leader di una ex superpotenza che brama di ridiventarlo. Ha insistito sulla questione della sicurezza per la Russia, pretendendo una volta di più che i Paesi dell'Europa orientale si gettino nelle braccia della Nato per minacciare la Russia invece che per esserne difesi (perfino Finlandia e Svezia, da sempre abbarbicate alla loro neutralità, stanno seriamente considerando di aderirvi perché hanno paura di una Russia aggressiva perché decadente). È proprio su questo palese equivoco, in realtà, che si gioca la partita, e Macron lo ha capito perfettamente: prima di partire, infatti, ha chiarito che la sicuxrezza della Russia non dovrà in alcun modo essere pagata con compromessi sulla sovranità di quelli che ha definito «fratelli europei», e cioè gli ucraini, i baltici, i romeni, i polacchi eccetera. E se davvero Putin non si vedrà concedere nulla su questo aspetto cruciale, non si capisce se si vorrà accontentare di qualche concessione sui missili o sui contingenti di truppe Nato in Europa.

Nelle stesse ore, Olaf Scholz era alla Casa Bianca.

Il cancelliere tedesco, leader di un Paese riluttante a mostrarsi ostile alla Russia, ha mostrato a Joe Biden il suo volto più collaborativo: ha annunciato l'invio di 350 soldati tedeschi in Lituania e ha ribadito che Mosca pagherà un prezzo molto chiaro se invaderà l'Ucraina. «La Russia deve capire che la Nato è unita. C'è una minaccia militare, non possiamo restare in silenzio». «Se la Russia invade - ha ribadito Biden - non ci sarà più Nord Stream 2, noi vi metteremo fine».

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