Il Partito democratico "non è la banca del sangue. Così non si può andare avanti, altrimenti la corda si spezza”. Questa è la frase che racchiude quanto emerso ieri durante la riunione dei ministri dem convocata al Nazareno dal segretario Nicola Zingaretti e da Dario Franceschini. Durante l’incontro si è discusso dell’attuale scenario politico e della legge di bilancio.
Zingaretti ha difeso la manovra ma allo stesso tempo ha sottolineato che bisogna puntare a governare bene, senza polemiche e discussioni inutili perché “il Pd non vuole le elezioni”. Il messaggio è rivolto al Movimento 5 Stelle ma anche a Italia Viva. Secondo quanto riporta La Stampa, anche i rappresentanti dem al Governo hanno condiviso l’irritazione del loro leader per le continue diatribe all’interno dell’esecutivo e sono consapevoli della difficoltà nel rapporto con il partito fondato da Matteo Renzi.
E proprio quest’ultimo ha fatto agitare la riunione con un post su Facebook relativo alla manovra economica. L’ex premier ha evidenziato: “Adesso che l’aumento delle tasse sulle auto aziendali è stato cancellato, ci chiediamo che fine hanno fatto quelli che una settimana fa ci insultavano”. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, non l’ha presa bene e ha ricordato che furono proprio Luigi Marattin di Italia Viva e la grillina Laura Castelli a proporre quella tassa durante l’ultimo vertice sulla manovra. In sostanza, per la delegazione del Pd non è possibile chiudere un accordo a Palazzo Chigi e poi riaprirlo il giorno dopo e soprattutto occorre che tutti si prendano la responsabilità di quanto deciso, accettando sia le critiche sia gli elogi.
Il Pd è ben consapevole che il governo è in una situazione di debolezza e deve essere in grado di dare una prospettiva al Paese. Durante la riunione è emerso che il centrodestra potrebbe attirare verso di sé alcuni senatori grillini per far cadere l’esecutivo. Il voto, però, è una prospettiva che non tutti sono pronti ad accettare. L’ala sinistra di Orlando con Provenzano e Martella e quella di Gentiloni e Amendola sono più sensibili ai destini del partito, che in questo modo rischia di indebolirsi. I centristi sono più prudenti.
E sono preoccupati dai recenti sondaggi e dalla gestione del rapporto con gli alleati che fa apparire il partito al rimorchio di Renzi e Di Maio.I vertici del Movimento 5 Stelle non temono quanto espresso da Zingaretti e sono convinti che nei prossimi mesi gli alleati di governo lanceranno vari ultimatum.
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