Roma - L'irritazione di Luigi Zanda, capogruppo del Pd a Palazzo Madama, è forte: «Poteva dircelo prima. Se avessimo conosciuto questa decisione con maggior anticipo, lo svolgimento della discussione sarebbe stato diverso». Ma quella di Palazzo Chigi, raccontano, ancora di più: «Ancora lui? Basta». Sì, ancora una volta Pietro Grasso si mette di traverso a Renzi bocciando i sette emendamenti «premissivi», tra cui il supercanguro presentato dal senatore Andrea Marcucci, considerato «inammissibile». Per fare passare le unioni civili serviranno quindi almeno 500 voti.La scelta di Grasso è accolta con grande favore delle opposizioni, grillini in testa:«Ci ha dato ragione, ora il Pd chieda scusa». E per un po' rimette in gioco la sinistra dem, che tenta una sponda con M5S per riallungare il brodo. «A questo punto - sostengono - l'ipotesi del voto di fiducia diventa impraticabile». Non è proprio così, infatti soltanto poche ore dopo l'assemblea dei senatori del Pd, senza troppi problemi e troppe discussioni, dà il via libera all'emendamento che stralcia le adozioni. La fiducia al nuovo testo è prevista per domani.Resta la rabbia del Pd per la decisione di Grasso. Ma come, dicono al Nazareno, quando sul supercanguro c'erano anche i voti di M5S non aveva detto nulla... Perché ha cambiato idea adesso che i Cinque stelle si sono sfilati? La bocciatura arriva infatti quasi a sorpresa, durante una riunione informale dei capigruppo, a pochi minuti dall'inizio dell'assemblea del Pd e dopo un fine settimana di discussioni. «Perché ora? - chiede Zanda - Poteva dircelo prima». Infuriato Marcucci: «Se avesse deciso in tempo, la legge sarebbe già stata approvata».Lo scontro è duro ma Grasso tiene il punto. Non ho potuto comunicare in anticipo l'inammissibilità degli emendamenti, spiega, «perché era impossibile»: vista la decisione di rinviare il ddl di una settimana, in «aula non c'era stata più alcuna occasione in cui il presidente potesse esprimersi». E inoltre la presidenza del Senato fa infatti notare come il nuovo fascicolo con i 1.200 emendamenti della Lega, quelli rimasti dopo il ritiro del novanta per cento dei cinquemila presentati all'inizio, sia «arrivato solo giovedì». Dunque Grasso, «per rendersi conto», ha dovuto studiare i 1.200 testi venerdì pomeriggio, «quindi oltre la fine della settimana di lavori parlamentari», verificando che alla fine soltanto 500 erano gli ammissibili.
Troppo pochi per giustificare l'utilizzo del supercanguro, «in passato tollerato solo raramente quale forma di reazione contrapposta e proporzionata rispetto a manifestazioni di ostruzionismo esasperato». Non è questo il caso, dato che «si può prevedere fin d'ora una sensibile riduzione dei voti». E comunque le sue intenzioni «erano note da venerdì».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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