Il Pd lottizzatore a sua insaputa

Orfini esulta ma dimentica lo spoil system dei dem

Pier Francesco Borgia

Roma Adesso che la «bolla» dei super-stipendi è scoppiata, adesso che tutti sanno quanto prendono i manager Rai, il Pd sventola come una bandiera l'indipendenza dell'ente radiotelevisivo pubblico. Eppure c'è chi, tra i banchi dell'opposizione, non accetta questa posizione pilatesca. E grida all'ipocrisia del partito renziano che prima effettua un sistematico spoil system della tv di Stato poi non si cura nemmeno di snellire le retribuzioni del nuovo management.

Come tutti sanno, però, la miglior difesa è l'attacco e il primo a voler uscire dall'angolo gridando allo scandalo è Matteo Orfini. «Questa battaglia - tuona il presidente del Pd - non la lascio a Di Battista e Di Maio. Il Pd l'ha fatta cinque anni fa denunciando gli stipendi dei dirigenti Rai e lo scandalo di chi li prendeva non facendo niente. Ora Campo Dall'Orto ha il dovere di trovare una soluzione al problema». Insomma, secondo Orfini, la patata bollente sta e resta nelle mani dell'amministratore delegato Campo Dall'Orto. Eppure dai banchi dell'opposizione in queste ore non fanno che ricordare proprio a Orfini e ai suoi sodali il fatidico «emendamento Liuzzi», che il Pd compatto ha rigettato quando si votava la legge di stabilità.

È lo stesso Beppe Grillo a denunciarlo sul blog preferito dai pentastellati. «Ieri - si legge - sono uscite le prime indiscrezioni sui megastipendi dei professionisti della propaganda di regime che sforano il tetto di 240mila euro grazie a un cavillo voluto da tutto il Pd, per il quale oggi Orfini fa finta di indignarsi. Ipocrita! Il Movimento 5 Stelle conosceva quel cavillo e propose di eliminarlo con un emendamento ma tutto il Pd votò contro». Si trattava di un emendamento presentato dalla deputata grillina Mirella Liuzzi. Un emendamento che sostanzialmente inibiva quel codicillo che permetteva stipendi sopra i 240mila euro l'anno per i manager delle aziende di Stato che «emettono obbligazioni finanziarie».

Il Pd, però, non ci sta a finire sulla graticola senza difendersi. E lo fa per voce del deputato Michele Anzaldi, tra i rappresentanti del Pd nella commissione di vigilanza Rai.

«C'è voluta una legge del governo - replica stizzito il deputato dem - per sapere quanti sono i mega-dirigenti Rai con stipendi da favola che sforano il tetto voluto dal premier Renzi per i manager pubblici, sul quale i Cinque Stelle come al solito hanno votato contro. Per la prima volta la Rai è costretta a pubblicare gli stipendi dei suoi manager grazie al piano trasparenza voluto dal Pd e dal governo. E i Cinque stelle hanno la faccia tosta di criticare?».

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