Su Mondadori-Rcs la sinistra calpesta la proprietà privata

Bersani insorge contro l'operazione: "Oltre l'Antitrust intervengano il governo e il parlamento"

Su Mondadori-Rcs la sinistra calpesta la proprietà privata

Ieri Pier Luigi Bersani, leader di minoranza del Partito democratico, ha ritenuto opportuno occuparsi della possibile acquisizione di Rcs libri da parte di Mondadori. Come è noto, il progetto di Segrate porterebbe alla nascita di un colosso editoriale in grado di «controllare» il 40 per cento del mercato. Si pone il problema della concentrazione e l'Antitrust esiste proprio per risolverlo. Si pone il problema del potere che il supergruppo potrebbe avere nei confronti degli autori o nell'attribuzione dei premi letterari (truccati da sempre, ma si fa finta di niente: ieri il Premio Strega ha cambiato le regole per aiutare i piccoli editori, in ossequio alla polemica del momento). Si pone infine il problema dell'autonomia dei vari marchi destinati a far capo a un unico proprietario, anche se Mondadori ha già dato prova di essere liberale nei confronti delle case editrici che possiede (vedi, a esempio, Einaudi). In ogni caso, sono legittime questioni culturali ed economiche.

Da giorni, il quotidiano Repubblica cerca però di trasformare le questioni culturali ed economiche in una questione morale. In fondo c'è pur sempre di mezzo Berlusconi, come ricordava ieri Umberto Eco in un allarmato articolo. Il professore assicurava: il problema non è Berlusconi, anche se potrebbe «dominare non solo il settore delle televisioni ma anche quello dell'editoria». La vera minaccia sarebbe un'altra: il colosso in futuro potrebbe finire in mani meno virtuose. Ma poi aggiunge, con una battuta telefonata, che l'idea «suona inverosimile» perché nessuno può essere meno virtuoso di Berlusconi.

Il professore, insieme con altri scrittori, aveva anche firmato una petizione per invitare Rcs a ripensarci. Pubblicata dal Corriere della Sera , è stata rilanciata con qualche incidente da Repubblica , costretta a scusarsi per aver attribuito a Ernesto Franco, direttore di Einaudi, un'intervista rilasciata in realtà da Ernesto Ferrero (i nomi erano vicini nell'agenda...) e poi ad ammettere che alcuni firmatari non avevano affatto firmato l'appello in questione. Ci sarebbe stata una analoga mobilitazione se, per assurdo, Rcs avesse acquistato Mondadori libri? Ci permettiamo di dubitare. E quali sono le proposte degli scrittori? Nessuna, il fallimento. I soci di Rcs non sganciano e l'auspicata cordata di imprenditori, anche stranieri, per ora non esiste.

Torniamo ai fatti di ieri. Nelle stesse ore in cui il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha manifestato la volontà di buttare fuori i partiti dalla Rai, Pier Luigi Bersani meditava di farli entrare in questa vicenda editoriale. Bersani ha motivato così le sue preoccupazioni: «In un settore che riguarda non i formaggini ma la libertà di espressione ricaveremmo una concentrazione ed una posizione dominante sconosciute in Europa e oltre Atlantico». Ma c'è l'Antitrust, qualcuno fa notare. Potrebbe non bastare, replica Bersani. Non bastare a cosa? Non è chiaro ma pare di capire: a fermare l'affare. E allora? E allora: «Se non basterà l'Antitrust, governo e Parlamento dovranno occuparsene. Non si invochi per favore la libertà di mercato. Il mercato è il luogo delle regole. Non possiamo fare all'americana per il Jobs Act e all'italiana per tutto il resto».

Si è chiesto Bersani: dove sono i liberali? Perché non insorgono davanti alla concentrazione delle quote di mercato? Le grandi concentrazioni, e perfino i monopoli, non preoccupano i liberali, purché nascano dal libero mercato, ove gli innovatori sono sempre in grado di cambiare le carte in tavola.

I liberali invece sono molto preoccupati dalle proposte di Bersani: solo in Italia il leader di un partito politico chiede l'intervento del governo e del Parlamento al fine di ostacolare un affare tra privati. La proprietà, e la libertà di disporne, anche vendendola, non si tocca.

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