Penne che sparano minuscoli proiettili avvelenati e spray al gas nervino. Rapimenti, eliminazioni di disertori, bombe e azioni di commandos per colpire obiettivi eccellenti. I servizi segreti nordcoreani sono specialisti di omicidi e operazioni sotto copertura all'estero.
In Malesia sono saliti a tre gli arresti per l'assassinio di Kim Jong-nam, fratellastro del dittatore nordcoreano Kim Jong-un. La vietnamita Doan Thi Huong, 19 anni, e l'indonesiana Siti Aishah, di 25, sono finite in manette dopo essere state riprese dalle telecamere dell'aeroporto di Kuala Lumpur. Le due donne avrebbero partecipato al complotto per far fuori Kim Jong-nam, che viveva in esilio a Macao e criticava il regime del fratellastro. La vittima sarebbe morta per uno spray con VX, un gas nervino micidiale, inodore e insapore. La polizia malese ha fermato anche il fidanzato dell'indonesiana.
L'omicidio politico è ancora tutto da svelare, ma il sospetto è che sia frutto di un'operazione dei servizi nordcoreani. Non sarebbe certo la prima volta. Nel 2011 un agente del regime comunista cercò di uccidere Park Sang-hak, attivista di Seul per i diritti umani che era riuscito ad infiltrare opuscoli e volantini per la libertà nella Corea del Nord. L'assassino di Stato identificato solo con il nome di Ahn venne arrestato in tempo. Il suo «arsenale» era composto da due penne e una torcia capaci di sparare microproiettili di tossine mortali. Oltre a pillole velenose che, se ingerite, potevano uccidere un uomo in tre secondi.
A Pyongyang, capitale del feudo stalinista, vengono reclutate e addestrate, soprattutto giovani donne, come quelle arrestate in Malesia, per compiere omicidi di Stato. Nel mirino dei servizi speciali nordcoreani ci sono prima di tutto i disertori, come il vice ambasciatore a Londra del leader supremo, Kim Jong-un, passato lo scorso anno in Occidente. Hwang Jang-yop un pezzo grosso del regime fuggito a Seul nel 1997 e Yi Han-yong, della famiglia del dittatore, sono stati entrambi uccisi da agenti nordcoreani perché disertori.
Negli anni Settanta e Ottanta squadre speciali sbarcate dai sottomarini hanno rapito diversi cittadini giapponesi per portarli in Nord Corea ad addestrare le spie comuniste su lingua e costumi del Sol Levante. Per due volte commandos nordcoreani hanno cercato di uccidere i presidenti del Sud. Nel 1968 hanno attaccato la Casa Blu, residenza presidenziale a Seul. Nello scontro a fuoco sono morte una novantina di persone. Solo uno dei 31 assalitori è stato catturato. In Birmania nel 1983 tre agenti di Pyongyang hanno provocato una strage cercando di uccidere il capo dello stato sud coreano in visita.
Quattro anni dopo due spie sono riuscite a piazzare una bomba sul volo civile delle linee aeree sudcoreane uccidendo 115 passeggeri. Un monito in vista delle Olimpiadi di Seul per terrorizzare le squadre partecipanti. Uno degli attentatori era Kim Hyun-hee, una giovane donna arrestata in Bahrein. La spia cerò di uccidersi, come previsto dall'addestramento, con una pasticca di cianuro, ma è stata fermata in tempo.
Nel mirino del regime stalinista sono finiti anche diplomatici e pastori, che aiutavano i profughi a scappare dalla Corea del Nord.
Choi Duk Keun, funzionario del consolato sudcoreano a Vladivostok è stato ucciso per vendetta dopo la morte di 22 commandos in un sottomarino che si era arenato sulle spiagge di Seul. Patrick Kim, che distribuiva Bibbie ai rifugiati nordcoreani in Cina è stato fatto fuori con una penna armata con delle tossine.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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