Certo, l'età dell'oro è finita da un pezzo. Senza tornare ai tempi di Saragat, quando gli impiegati di stanza (nel senso che ci abitavano) a Castelporziano avevano a disposizione persino una scuola per mandarci i figli, ai dipendenti del Quirinale basta pensare alla stagione Ciampi per rimpiangere il bel tempo che fu. Da lì in poi, nell'ultimo decennio, su stipendi, carriere, privilegi pensionistici e benefit vari del personale del Quirinale, soltanto dispiaceri. Ma non abbastanza, visto che il trattamento medio dei dipendenti, paragonato a quello medio nazionale, resta ancora un lusso. Il nuovo inquilino Sergio Mattarella ha stretto più volte la cinghia da quando è arrivato: regole per limitare l'uso delle auto di servizio, tetto a 240mila euro per i dirigenti, divieto di cumulo dei redditi con pensioni pubbliche, e da ultimo la stretta sugli appartamenti di servizio in centro a Roma finora a disposizione di fortunati dipendenti a fronte di canoni ridicoli.
Ma lo staff ristretto del presidente si appresta, a settembre, a prendere in mano un nuovo capitolo della spending review interna, che riguarda ancora il personale (1.636 i dipendenti totali). In programma ci sarebbe una revisione della pianta organica del Quirinale, sempre nell'ottica di un taglio dei costi. In sostanza si tratta di accorpare uffici, in diversi casi duplicati nel corso del tempo per far spuntare magicamente nuovi dirigenti, e ridurre così le figure apicali. Un report preciso verrà fatto anche sul personale che risiede nella tenuta di Castelporziano, una delle tre residenze del presidente della Repubblica (l'altra è l'ottocentesca Villa Rosebery a Napoli). Al momento si parla di un «presidio» di una ventina di persone tra tecnici, addetti alla sicurezza e alla cura del parco e degli animali. Si vuol capire insomma quanti hanno davvero necessità di risiedere nella «reggia» quirinalizia (magari con le famiglie) e quanti invece potrebbero fare i pendolari senza problemi.
Altro punto è quello delle pensioni. La spesa per il personale in quiescenza vale quasi il 40% di tutta le uscite del Quirinale: 92,1 milioni di euro. «La spesa pensionistica registra un incremento di 0,9 milioni di euro rispetto al 2014, malgrado l'adozione di misure di contenimento degli oneri e dei collocamenti anticipati in quiescenza» si legge nelle note nella Nota illustrativa del bilancio di previsione 2015, documento redatto ancora sotto la presidenza di Napolitano.
L'aumento della spesa è dovuto al naturale progressivo incremento del numero dei trattamenti di quiescenza, che per altro non hanno usufruito dopo il 2007 di alcuna forma di indicizzazione». Il personale di ruolo del Quirinale ha anche la possibilità di andare in pensione a 60 anni (con almeno 35 anni di contributi), ma al Giornale risulta che finora lo abbiano chiesto in pochi, perché il pensionamento anticipato comporta penalizzazioni.
Anche per questo i dipendenti quirinalizi si considerano molto meno fortunati dei colleghi di Senato (ai cui trattamenti erano agganciati automaticamente, prima della riforma Marra-Napolitano), con retribuzioni - per i nuovi assunti - fino al 35% inferiori. E solo una mensa militare a disposizione, neppure i ticket restaurant . A sentir loro, quasi una vitaccia lavorare al Quirinale. Sarà dura fargli digerire altri tagli.
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