I numeri stagnano, la luce in fondo al tunnel non si vede. Ieri, all'indomani del primo giorno arancione dopo una raffica di rossi, il dato dei contagi torna a crescere ma soprattutto a causa del maggior numero di tamponi effettuati. Sono 15.378 i nuovi infetti registrati ieri, che portano il totale a 2.181.619, l'11,38 per cento dei 135.106 tamponi refertati. Un dato migliore rispetto al giorno prima, che era stato del 13,85 per cento, ma che come sempre era stato condizionato dalla giornata festiva a cui si riferiva (i dati vengono processati sempre con ventiquattr'ore di ritardo). E ormai è chiaro che nei giorni festivi i tamponi sono meno frequenti e più «mirati».
Preoccupa il dato dei morti, che torna a salire in modo allarmante: ieri si sono aggiunte 649 croci, e il totale è arrivato a 76.329. Nei giorni precedenti il numero dei morti era stato stabilmente tra i 300 e i 400: il 4 gennaio 348, il 3 gennaio 347, il 2 gennaio 364. Considerando che il primo giorno dell'anno si erano toccati i 462 morti, il dato di ieri rappresenta il record del nuovo anno e il più alto dal 29 dicembre quando i decessi erano stati 659.
Stabile la situazione negli ospedali. Attualmente dei 569.161 positivi soltanto 25.964 sono ricoverati (un dato di 68 unità più alto rispetto al giorno precedente): 23.395 sono in reparti ordinari (+78) e 2.569 sono in terapia intensiva (-10). Torna quindi a scendere il numero dei pazienti più gravi, che in questo scorcio a cavallo tra i due anni ha alternato segni positivi e negativi. I tamponi fatti fino a oggi sono 27.139.378 su un totale di 15.106.666 soggetti. In pratica un quarto degli italiani si è sottoposto ad almeno un tampone.
Continua a preoccupare la situazione del Veneto, che da diverse settimane è la pecora nera d'Italia. Ieri i nuovi casi sono stati 3.151 su un totale di 17.734 test refertati, con una percentuale del 17,77 molto più alta rispetto alla media nazionale e alle altre regioni (la Lombardia è sotto la media nazionale al 10,46). Il giorno precedente il Veneto era addirittura al 20,68 per cento. Non solo: ieri sono stati contati ben 175 morti in regione. Numeri che non posso far stare tranquillo il governatore Luca Zaia, che ieri, nel corso di un punto stampa, ha detto che «abbiamo capito che con l'Rt sopra 1 si va in arancione, sopra 1,25 si va in zona rossa, ma verrà valutata anche l'incidenza, dobbiamo però vedere il testo finale del decreto. A oggi non sappiamo in quale fascia saremo». E c'è un altra rogna nella regione: i positivi irreperibili.
L'allarme lo lancia il direttore della Sanità veneta Luciano Flor, secondo cui molti positivi al Covid-19 o in attesa del responso del tampone in isolamento fiduciario, si rifiutano di dare il numero di telefono o lo danno sbagliato per sfuggire all'isolamento domiciliare: «C'è la chiara volontà di eludere l'obbligo di restare a casa e di sottrarsi al controllo del servizio sanitario, col rischio di infettare altre persone».
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