Piano pensioni povero: meno soldi per l'Ape

Si è ridotta la platea di chi potrà lasciare in anticipo senza penalità. I sindacati protestano

Piano pensioni povero: meno soldi per l'Ape

Pensioni tre anni prima per le categorie disagiate un po' meno generose e sindacati sempre meno convinti dall'Ape, l'anticipo pensionistico, e sempre più propensi a dare battaglia in Parlamento, grazie a deputati e senatori amici. Oppure a rompere. Ieri all'incontro decisivo sulle pensioni, il governo si è presentato con un piano un po' meno generoso del previsto. Il tetto per ottenere l'anticipo pensionistico senza penalizzazioni sarà di 1.350 euro di reddito personale lordo. Limite molto lontano dai 1.600 che chiedevano i sindacati, ma più basso anche rispetto ai 1.500 euro delle prime ipotesi di riforma.

Un taglio atteso in qualche modo, mentre sul periodo minimo di contribuzione per avere l'anticipo di tre anni gratuito, le organizzazioni dei lavoratori hanno avuto una brutta sorpresa: da 30 a 36 anni di contribuzione minima a seconda della categoria di lavoratori e non 20 come si aspettavano i sindacati, in particolare la Cgil. Per quanto riguarda l'anticipo volontario da 67 a 63 anni ogni anno il costo anno dovrebbe essere inferiore al 5%, tra il 4,5 e il 4,6% della prestazione.

La riforma partirà dal primo maggio e tra i lavoratori salvaguardati, ci saranno disabili alcune maestre delle scuole d'infanzia, infermieri, edili, autisti di camion.

«Abbiamo fatto complessivamente un buon lavoro anche se restano alcune criticità da risolvere. Abbiamo chiesto di ampliare la platea dell'Ape sociale e di ritoccare verso l'alto il tetto di reddito previsto», ha commentato Domenico Proietti, segretario confederale Uil. «La discussione col governo sull'anticipo della pensione è un lavoro importante che sta andando avanti», ha commentato il segretario generale della Cisl Anna Furlan. «Per noi - aggiunge - è importante l'Ape sociale rivolta ai lavoratori che hanno perso lavoro, che non hanno ammortizzatori sociali, hanno problemi di salute e hanno familiari con problemi di salute o fanno lavori particolarmente gravosi». Prudenza che nasce dalla fiducia nel complesso della riforma ma anche dai dubbi sulle risorse messe in campo dal governo con la legge di Bilancio.

Le confederazioni sindacali, in particolare la Cgil, sono convinte che alla fine saranno stanziati meno degli 1,6 miliardi previsti, 6 miliardi nel triennio 2017-2019. «Stiamo lavorando per trovare un punto di equilibrio», ha detto il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Un incontro interlocutorio, insomma. Cisl e Uil contano di introdurre modifiche durante l'iter della manovra, allargando la platea dei lavoratori disagiati che hanno diritto a una «salvaguardia» che permetterà loro di ritirarsi in anticipo senza pagare né l'anticipo né gli interessi. E poi rendendo un po' meno costoso l'anticipo volontario.

Ma nella Cgil prevale l'idea di dire no al governo. «Il governo si rimangia la parola data», era il commento che ieri circolava nella segreteria della Cgil.

E il segretario generale Susanna Camusso ha fatto capire che il primo sindacato potrebbe prendere una strada diversa da Cisl e Uil. «Vedremo nelle prossime ore», si è limitata a dire a chi ieri le chiedeva se i sindacati potranno lavorare insieme.

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