Fausto Biloslavo
Elemosina per chi accoglie i profughi, centri di smistamento dei migranti sul suolo europeo, che ognuno vorrebbe a casa dell'altro e sbarchi in paesi terzi, che sarà dura convincere, se non impossibile. La Commissione europea ha partorito l'ennesimo «piano», che rischia di morire sul nascere.
Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha bollato come «elemosina» i 6mila euro per rifugiato da versare al paese che decide di accoglierlo. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno con l'abbozzo della «cabina di regia» chiesta dal'Italia sullo smistamento dei migranti che sbarcano da noi, ma pure lui ribadisce «che non è stata mai fatta una questione di soldi, la solidarietà europea non ha un prezzo».
L'attenzione mediatica si è focalizzata sui miseri 6mila euro ed ulteriori 500 per le spese di trasferimento che la Commissione propone di stanziare per ogni migrante che ha diritto all'asilo. Soldi versati non però al paese di sbarco, ma a quello che deciderà di ospitare il profugo nel ricollocamento europeo. Salvini ha fatto notare che «nel corso del tempo ogni richiedente asilo costa agli italiani tra i 40 e i 50 mila euro».
L'altro «topolino» partorito da Bruxelles sono i «centri controllati» in paesi dell'Unione europea per «migliorare il processo di distinzione tra le persone bisognose di protezione internazionale e i migranti irregolari che non hanno diritto di restare nell'Ue». In pratica un nuovo nome, con qualche evoluzione, dei vecchi hotspot. Chi ha diritto all'asilo verrebbe distribuito nei paesi Ue, che in molti casi, come il blocco di Visegrad, non vogliono saperne neppure dei rifugiati. Gli altri sarebbero miracolosamente rimpatriati nei paesi di origine. Peccato che i migranti economici, ovvero illegali, sono la stragrande maggioranza degli arrivi. E ben pochi dei paesi di provenienza hanno stretto un accordo sui rimpatri con un paese Ue o direttamente Bruxelles. Almeno il personale dei nuovi «centri controllati» sarebbe europeo e tutti i costi andrebbero coperti in toto dalla Ue.
La «novità», per modo di dire, è la terza gamba del piano della Commissione, che difficilmente starà in piedi. Bruxelles propone accordi regionali con «paesi terzi per piattaforme di sbarco» dei migranti. Sulla falsa riga della Turchia, che si tiene i profughi siriani, l'Europa spera di convincere grazie ad una valanga di euro nazioni non Ue a permettere gli sbarchi dei migranti che recuperiamo in mare. «Obiettivo delle intese regionali è fare in modo che le persone soccorse possano essere sbarcate rapidamente e in condizioni di sicurezza - si legge nel piano della Commissione - su entrambe le sponde del Mediterraneo, nel rispetto del diritto internazionale, compreso il principio di non respingimento e che la fase successiva allo sbarco sia gestita responsabilmente». I «misteriosi» paesi non vengono mai citati, ma una cartina ufficiosa sepolta fra i documenti del piano li indica, grazie a freccette e colori: Algeria, Tunisia, ma pure Albania e Montenegro.
L'ipocrisia imperante esclude la Libia non essendo «porto sicuro», ma le motovedette tunisine possono sbarcare i migranti intercettati in Libia e quelle di Tripoli trasferirli in Egitto. La didascalia della mappa che sottolinea «l'aspetto illustrativo» e non l'ufficialità dei punti di sbarco è ancora più ipocrita.
La Ue si occuperebbe di mettere in piedi in collaborazione con l'Onu i centri di smistamento fra profughi e clandestini. L'ottimistico periodo di attesa sarebbe solo di 4-8 settimane.
Poi l'Iom, costola dell'immigrazione delle Nazioni Unite, rimpatrierà i migranti illegali. Peccato che in un anno è riuscita a rimandarne a casa dalla Libia appena 20mila ed il clandestino deve essere sempre d'accordo.www.occhidellaguerra.it
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