RomaUna cattedra è come un titolo da cavaliere o un sigaro toscano, in Italia non si nega a nessuno. Nemmeno a Francesco Caruso, ex leader dei no-global meridionali, al quale l'Università della Magna Grecia di Catanzaro ha affidato un corso di sociologia dell'ambiente e del territorio. «La scelta è stata fatta in base ai mio curriculum», si è difeso lui. Infatti eccolo: occupazioni, centri sociali, arresti, più una breve carriera parlamentare con Rifondazione tra il 2006 e il 2008. Chissà che ha insegnato ai suoi studenti. Magari che «la disobbedienza sociale, in alcune circostanze, è un preciso dovere morale, anzi, è il sale della democrazia», come c'è scritto nel retro di copertina di un suo libro. Oppure avrà confessato di essere lui Spidertruman, l'anonimo attivista che su Facebook si spacciava per un precario licenziato da Montecitorio pronto a svelare i segreti della casta. «Candidarlo con noi è stata una mossa poco felice», si pentì Fausto Bertinotti.
Repubblica analizza le promozioni e il riciclaggio dei poliziotti di Genova. Ma ci sono state «promozioni miracolose» anche per chi era dall'altro lato della piazza. Non solo Caruso, «sovversivo a tempo pieno», basta pensare a Vittorio Agnoletto, medico milanese esperto di Aids, portavoce del Genoa Social Forum e organizzatore delle manifestazioni dell'epoca, che nel 2004 fu eletto deputato europeo come indipendente del Prc e che per cinque anni a Bruxelles ha fatto parte della commissioni Esteri e Commercio internazionale e della subcommissione diritti dell'uomo. Un solo mandato, perché nel 2009 Rifondazione non ha superato il quorum. Agnoletto, dopo aver provato nel 2010 a candidarsi alla Regione Lombardia, è progressivamente sparito, salvo rimaterializzarsi in questi giorni: «La condanna dell'Italia da parte della Corte Europea per le torture commesse nel luglio 2001 a Genova è un atto doveroso. A 14 anni dal G8 e ad oltre trenta dalla firma della convenzione internazionale, tale reato non è ancora stato inserito nel nostro codice».
Altrettanto breve è stata la parabola parlamentare di Haidi Giuliani, la mamma di Carlo, il ragazzo morto a Genova nel 2001 durante gli scontri con le forze dell'ordine. Eletta al Senato nel 2006 nella file del Prc, qualche mese dopo si barricò insieme a Caruso nel centro di permanenza temporanea di Crotone per protestare contro «la totale assenza di diritti dei queste strutture» e chiederne la chiusura. Nel 2009 si presentò anche lei, inutilmente, alle elezioni europee.
Infine Luca Casarini, ex capo delle tute bianche, leader dei Disobbedienti, oggi dirigente di Sel. Ma anche a un principe dei contestatori capita di essere contestati. È successo tempo fa a Livorno, quando un suo intervento è stato interrotto dai tosti lavoratori portuali che lo accusavano di essersi venduto e di cercare facile visibilità speculando sulle lotte degli altri. Casarini si è messo in salvo uscendo da una porta laterale e scappando in taxi.
E accaduto pure a New York, durante una sua missione a Occupy Wall Street , quando si è preso una torta in faccia dai no-global americani.Ora si è ridotto twittare con Renzi: «Perché sulla Diaz non dice niente?». E il premier: «Parleremo in Parlamento con il reato di tortura».
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