Piovono simboli al Viminale: da Fi al Sacro romano impero

No-vax, forconi, vetero comunisti, fascisti irriducibili e umanisti. Ma in pochi raccoglieranno le firme utili

Piovono simboli al Viminale: da Fi al Sacro romano impero

«Siamo stanchi di vedere politici che stuprano la scienza. Anche il Pd è contro la sperimentazione animale e ha presentato un'interrogazione parlamentare sull'omeopatia». Mattia Butta, professore alla facoltà di ingegneria dell'università di Praga, mostra con orgoglio lo stendardo del suo movimento, «W la Fisica». «Siamo gente seria, ingegneri e fisici che vivono fuori dall'Italia», dice Butta. Attorno a lui, i cronisti sorridono sbirciando il simbolo depositato ieri al ministero dell'Interno.

Sulla scalinata del Viminale si celebra la politica che diventa folclore. No-vax, comunisti e fascisti irriducibili e leghisti duri e puri, contrari alla svolta lepenista di Matteo Salvini. E poi forconi, nostalgici del Sacro romano impero e aspiranti promotori di un nuovo umanesimo. Soltanto pochi di loro, alla fine, riusciranno a raccogliere le firme necessarie a prendere parte alle elezioni del 4 marzo. Lo stemma però lo presentano tutti, per provare l'ebbrezza di vederlo affisso in bacheca al Viminale (tutti i simboli).

Politiche 2018 tutti i simboli

Per depositare il logo della lista c'è tempo fino a domani alle 16. Molti degli outsider hanno però scelto la mattina del primo giorno. A tagliare il traguardo per primo è stato il Maie, il movimento degli italiani all'estero. Subito dopo sono arrivati i rappresentanti dell'Unital, unione tricolore America latina. Mentre i funzionari danno l'ok ai simboli, si ingrossa la coda dei delegati fuori dai cancelli. Alcuni hanno una carpetta sotto braccio, altri tengono i documenti in grandi borse di plastica. Concentrati in pochi metri, ci sono personaggi che si rifanno alle ideologie più disparate. Franco Grisolia presenta la lista trotzkista «per una sinistra rivoluzionaria», e assicura: «Non siamo duri e puri, siamo coerenti con un programma comunista».

A pochi metri da lui c'è Simone Di Stefano, leader di CasaPound. Il numero uno dei «fascisti del terzo millennio», tra i primi a depositare il simbolo, si ferma a chiacchierare con i suoi accompagnatori. Lo osserva, appoggiato alla scalinata, Mario Adinolfi, del «Popolo della famiglia». Adinolfi arriva in pantaloni della tuta e, malgrado il freddo, polo nera a maniche corte. Non possono mancare gli anti-vaccinisti del movimento «Sìamo», al cui vertice c'è il dottor Dario Miedico, radiato dall'ordine: «Abbiamo combattuto contro il decreto Lorenzin, siamo per la completa libertà di scelta sui vaccini», dicono i militanti. Sorridente, nei pressi del cancello, c'è il calabrese Pasquale Ruga: «Il Partito valore umano vuole creare un paradiso in terra, perché i sogni si avverano», dice con sguardo trasognato.

Ruga mostra il simbolo e gli si avvicinano preoccupati quelli di «Italia nel Cuore». Sono guidati dal candidato premier Mauro Tiboni: «Il logo ha un cuore simile al nostro, ma il un contorno è un filo più ecclesiastico». Guai a chi copia.

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