Plasmaterapia e trapianto: salvo a 6 anni

Il piccolo era ammalato di leucemia e aveva il Covid. Adesso sta bene

Plasmaterapia e trapianto: salvo a 6 anni

Sei anni e già un golgota su cui arrampicarsi con le poche forze. Sei anni e la sfortuna che ti prende di mira e ci vede benissimo anche sei un bersaglio molto piccolo. Sei anni e la speranza che adesso filtra da sotto la porta della paura. Al Bambino Gesù di Roma un piccolo affetto da leucemia linfoblastica acuta ha subito un trapianto di midollo osseo dopo aver vinto una battaglia preliminare, guarire dal Covid-19 che lo aveva assalito, grazie a un trattamento con plasma iperimmune ottenuto da un guarito dal virus.

Il bambino è figlio di una coppia di italiani che vivono a Londra, tornati in Italia lo scorso ottobre per curare una recidiva della leucemia linfoblastica acuta del piccolo. Una vera odissea, la loro. L'unica cura infatti è un trapianto di midollo, ma prima l'équipe del Dipartimento di oncoematologia e terapia cellulare e genica dell'ospedale pediatrico romano deve abbassare la «carica» della malattia: per questo il bambino è sottoposto a vari cicli di chemioterapia e di immunoterapia, in parte a casa in parte in ospedale. Tagliate un po' le unghie della «bestia», è il momento in cui si può procedere al trapianto. Ma sorge un altro problema: non si trova un donatore compatibile. Si decide così di procedere con il piano B, il piano Babbo: si farà un trapianto di cellule staminali emopoietiche da genitore. Scattano le indagini per stabilire quale sarà il candidato alla donazione di midollo, è marzo, e lo screening per Covid-19 li raggela: tutti positivi, anche se quasi asintomatici. Bisogna attendere, ma il tempo è poco, la leucemia può tornare ad avanzare. Così si sceglie di mettere in circolo nel corpicino del piccolo il plasma iperimmune di un guarito da Covid19. Arriva il via libera per uso compassionevole del Comitato etico del Bambino Gesù e il nulla osta del Centro regionale sangue. Si parte il 9 maggio nel Centro Covid di Palidoro con la colleborazione dello Spallanzani, che recluta il donatore più idoneo, e del San Camillo, che raccoglie il plasma per aferesi. Arriva il giorno del trapianto, il 29 maggio al Gianicolo. Al bambino vengono infuse le staminali del papà, manipolate in modo da eliminare i linfociti pericolosi.

Il bimbo sta bene, nessuna complicanza, le cellule del papà si stanno moltiplicando e con esse le speranze. Attualmente la percentuale di guarigione con il trapianto di midollo da genitore è vicina a quella con donazione da soggetto idoneo.

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