Gian Maria De Francesco
Roma L'elevata affluenza al referendum costituzionale (68,74%) ha spazzato le previsioni della vigilia. Per il No si è trattato quasi di un plebiscito che sembra assumere contorni meno evidenti solo in Emilia Romagna (verso mezzanotte i dati parziali indicavano un sostanziale pareggio) e in Piemonte (55 a 45%, una percentuale sostanzialmente confermata anche a Torino).
L'unica soddisfazione per il premier Matteo Renzi è stata «casalinga» in quanto solo in Toscana i Sì apparivano in leggerissimo vantaggio (52 a 48%), mentre in Trentino Alto Adige si è registrata a 72 sezioni su oltre mille una prevalenza dei favorevoli con il 60 per cento. Sonora bocciatura anche dalla Lombardia (60 a 40%) e dal Veneto (63 a 37%) che, almeno nei primi exit poll, venivano indicate come Regioni in bilico.
Nel resto della Penisola è stata una valanga di No. A partire dal Lazio (60 a 40%). Poi, tutto un crescendo (68 a 32% in Puglia e Sicilia; 67 a 33% in Calabria), mentre in Campania 7 elettori su 10 sono andati a votare opponendosi alla riforma costituzionale. Il record è in Sardegna con un 75 a 25% per il No. Le prime indicazioni evidenziano che, come d'abitudine, al Nord l'affluenza è stata molto maggiore rispetto al sud con punte del 76% in Veneto, del 75% in Lombardia e del 72% in Piemonte. Elevata anche la presenza alle urne in Lazio (68%), mentre in Campania e Puglia si è mantenuta ben al di sopra il 60 per cento. In coda Sicilia (57%) e Calabria (54%).
Come ha spiegato Antonio Noto di Ipr Marketing su Rai1, «il No è stato consistente soprattutto al Sud e al Centro, mentre nel Nord la differenza è stata un po' meno accentuata». Dall'analisi su base anagrafica dei votanti è emerso inoltre che «i giovani, che si sono recati a votare soprattutto verso la chiusura dei seggi avrebbero votato convintamente contro la riforma, convincendo molto spesso gli anziani ad aderire alle loro posizioni».
«Nel campo del No c'è stato un pezzo irrinunciabile del centrosinistra. Il risultato che si preannuncia dimostra che eravamo nel giusto», ha commentato l'esponente della minoranza Pd Roberto Speranza. Le dimensioni del risultato, oltre alla capacità di coagulare il consenso verso il No del centrodestra e dei grillini ha mostrato che la spaccatura interna al partito di governo è più forte di quello che potesse apparire dai commenti politici. Allo stesso modo, i numeri fanno vedere che Renzi non è riuscito a fare breccia in un'amplissima fetta della società italiana risultando, alla fine perdente anche nelle Regioni del Nord che sono quelle che in questi mesi hanno trainato la minuscola ripresa economica.
E forse non è nemmeno una vittoria del popolo contro i
«poteri forti» come ha notato il leader leghista Matteo Salvini, perché i numeri sembrano dire che anche l'establishment potrebbe aver votato No. È proprio un intero Paese che sembra aver voltato le spalle al presidente del Consiglio- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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