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Pochi soldi, i big del golf danno buca alle Olimpiadi

Venti campioni non andranno a Rio: il virus Zika fa paura. In realtà, per loro, non sarebbe un affare...

Pochi soldi, i big del golf  danno buca alle Olimpiadi

Per una volta possiamo lasciare da parte la retorica cheap, le frasi fatte e il politically correct? Possiamo considerare che la gente è quello che è, non quello che alcuni vorrebbero che fossero? E soprattutto, uno sportivo professionista ha ancora il diritto di decidere sulla propria carriera, oppure è destinato a piegarsi sempre e per sempre al pensiero unico buonista?

I fatti: portando come (debole) scusa la paura del virus Zika una ventina di golfisti, a partire dai primi quattro del ranking mondiale, ha deciso di non partecipare ai Giochi. Che sia chiaro fin dall'inizio: già nei mesi passati l'idea non è che andasse loro a genio. I motivi sono tanti, tutti semplici: proviamo a fare ordine.

Per prima cosa, il golf alle Olimpiadi è quasi una novità assoluta (mancava da ben 112 anni, un motivo ci sarà), ben vista dalle federazioni (parte del carrozzone statale), malvista dai giocatori. I golfisti hanno poco o nulla da guadagnare, le enti invece sì, e tanto, in termini di visibilità (la decisione di riportare il golf alle Olimpiadi è del 2009). Secondo, il calendario è molto fitto: solitamente uno si sceglie i tornei in base alle possibilità di piazzarsi il meglio possibile, in tal modo da portare a casa un assegno cospicuo. Ci sono anche dei tornei dove si partecipa per prestigio o per convenienza, perché si ottengono punti validi per le varie classifiche di merito. Nell'arco di nove settimane ci sono due major (ovvero i tornei più importanti in assoluto), una tappa del World Golf Championship, il Canadian Open e soprattutto si avvicina la FedEx, ovvero un insieme di gare che portano una decina di milioni di euro nelle tasche del vincitore. In tutto questo, una trasferta a Rio è peggio che inutile. Terzo, senza alcuna motivazione valida sei propenso a trovare una scusa per svignartela: vale nella vita reale, vale anche nello sport.

Le Olimpiadi non sono interessanti e ancor meno importanti, dal punto di vista professionale ed economico: questa la fredda e semplice verità. Si aggiunge che il golf è uno sport individuale, che le lezioni prese in tenera età sono state pagate con i soldi delle famiglie e di conseguenza non può intervenire lo sbandierato fattore etico ("sei diventato famoso grazie alle strutture pubbliche"). Nemmeno il tennis guarda in maniera diversa il discorso olimpico: certo, per alcuni può essere un evento simpatico, vivere nel villaggio è una novità, si bada meno al risultato e più all'esperienza vissuta. E il virus Zika è la scusa, arrivata al tempo giusto. Perché, scommettiamo, se si fosse trattato di un major, avrebbero affrontato la situazione con spavalderia. Contrarre il virus è un rischio da valutare e da correre se si guadagnano centinaia di migliaia di euro. E per favore, evitiamo di imporre al mondo intero la passione per il sogno olimpico. Rory McIlroy, il Cristiano Ronaldo del golf in questo momento, lo ha detto forte e chiaro: "Non mi interessano le Olimpiadi". Tranchant, non si è nascosto nemmeno dietro il pericolo del virus (metti che si trova un vaccino, come fai poi a negarti?). Adam Scott, altro mostro sacro del mondo ricco e patinato del golf, è stato il primo a tirarsi fuori, affermando senza problemi che "mi concentro sulle cose serie". Gli altri, leggermente più diplomatici, hanno portato come scusa lo Zika, oppure la situazione politica del Brasile, infine la sicurezza: fra di loro Jordan Spieth (il futuro Messi del golf), Jason Day (l'Ibrahimovic), Dustin Johnson (l'Iniesta). Conclusione, i primi quattro del ranking saranno assenti, senza alcun rimpianto.

Francesco Molinari ha trovato come giustificazione un problema familiare: provando a vedere il lato positivo della vicenda, speriamo che il suo sostituto, Matteo Manassero, riuscirà a rilanciare la sua carriera. Per lui forse le olimpiadi, in questo momento della carriera, potrebbero avere un senso. Da notare che le golfiste donne vanno in massa, nessuna rinuncia.

Qui però si entra in un mondo diverso, fatto di introiti minori durante l'anno e soprattutto di una voglia di farsi notare dovuta al fatto che, solitamente, i tornei femminili non vengono mai trasmessi in televisione: dunque, le motivazioni ci sono.

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