La polizia sfida il governo: sciopero il 23 settembre

Quattro sindacati delle forze dell'ordine confermano la protesta: dal ministro solo boutade e parole vaghe. Per sbloccare gli stipendi servono 800 milioni

La polizia sfida il governo: sciopero il 23 settembre

«Delle promesse di Alfano noi non ci fidiamo». Non la mandano a dire al ministro dell'Interno i sindacati autonomi di polizia, penitenziaria, forestali e vigili del fuoco, confermando lo sciopero di tre ore previsto per il 23 settembre, quando in tutti gli uffici d'Italia gli aderenti a Sap, Sappe, Sapaf e Conapo incroceranno le braccia.

L'annuncio che il titolare del Viminale ha lanciato dal palco della convention Udc, a Chianciano, non convince insomma i rappresentanti delle quattro sigle riunite nella «Consulta sicurezza», che non fanno un passo indietro. «Alfano ha annunciato che il blocco degli stipendi sarà risolto, ma le sue parole dicono tutto e niente - spiega il comunicato della consulta -. Anzi, considerate le mancate promesse del recente passato, a cominciare dalle analoghe dichiarazioni fatte queste estate assieme alla sua collega Pinotti, noi restiamo guardinghi e soprattutto mobilitati». Molti, infatti, parteciperanno anche alla manifestazione del giorno successivo, in programma alle 11 del mattino in piazza Santi Apostoli, a Roma. «Aderiremo - conferma il Sap - anche alla manifestazione spontanea del 24, nata da alcuni gruppi su Facebook che chiedono lo sblocco dei tetti stipendiali, per testimoniare la nostra vicinanza alla base».

Il problema sembra essere tanto il silenzio del governo quanto le parole, ambigue, di Alfano. «Dire che il problema è risolto, e aggiungere che bisogna ancora trovare gli strumenti normativi per farlo fa pensare che quella di Chianciano sia una boutade, come le promesse non mantenute che lui stesso e la Pinotti hanno fatto più di un mese fa», spiegano dal Sap. Di certo gli incontri con sindacati e Cocer promessi dal governo il giorno dopo la minaccia di sciopero, ancora non ci sono stati. L'unico politico che si è mosso è stato Silvio Berlusconi, che ha convocato per mercoledì pomeriggio i rappresentanti di forze dell'ordine e forze armate «per intervenire nei confronti del governo con una presa di posizione decisa». E anche Renzi, spinto dall'azione a sorpresa del leader di Fi, sarebbe prossimo a rompere gli indugi e a mantenere l'impegno di un rendez vous con le divise. I sindacati plaudono la mossa del primo e auspicano quella del premier, mentre guardano al titolare del Viminale con sospetto e sfiducia. «Alfano è in un cono d'ombra. Il 5 settembre ha incontrato i vertici delle forze dell'ordine - spiegano ancora dal Sap - ma da allora non è successo niente». D'altra parte è sempre il Sap che ricorda, non senza sarcasmo, la memorabile frase pronunciata dal leader Ncd nell'ultimo faccia a faccia con i rappresentanti delle forze dell'ordine: «Ci ha detto: “cari sindacati, mi impegnerò a impegnarmi”. Se le sue promesse sono di questo tenore, ne facciamo a meno».

La speranza è che l'incontro con Renzi vada in porto, e che si trovi una soluzione - ossia le risorse, che dovrebbero aggirarsi sugli 800 milioni di euro - per sbloccare i tetti salariali delle forze di polizia (che dal 2011 hanno promozioni bianche e scatti di stipendio congelati) e scongiurare agitazioni e proteste, tanto più in un momento delicato per la sicurezza.

«Sappiamo

che c'è un problema di risorse e abbiamo dato indicazioni su dove reperirle», conclude il Sap: «Quello che non vogliamo, però, è uno sblocco parziale. Non possiamo permettercelo. Non saremmo più in grado di tenere la base».

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