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Poltronificio Zingaretti: così la Regione assume in barba a ogni sentenza

Polemiche per la nomina, voluta dal governatore Zingaretti, di Andrea Sabbadini come direttore della Direzione regionale centrale acquisti della Pisana

Poltronificio Zingaretti: così la Regione assume in barba a ogni sentenza

Non si sa se si sia trattato di un errore o di un passo falso fatto con la consapevolezza di andare contro una sentenza del Tribunale. Quel che è certo è che la nomina compiuta dal governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, sta già suscitando un mare di polemiche. E, forse - oltre a nuove vie legali potrebbe creare un nuovo terreno di scontro con gli alleati del governo nazionale del M5s che del rispetto delle regole fanno una bandiera. A meno che i pentastellati, pur di non provocare impicci all’esecutivo Conte, decidano di ingoiare un altro boccone amaro chiudendo un occhio su quanto compiuto dal presidente della Regione Lazio e segretario del Pd.

Come ha spiegato Il Tempo oggi in edicola, in barba a una recente sentenza del Consiglio di Stato, lo scorso 8 settembre Zingaretti ha nominato Andrea Sabbadini, direttore della Direzione regionale centrale acquisti della Pisana. Ma intorno a questa vicenda c’è una irregolarità.

Lo scorso 17 luglio, infatti, il Consiglio di Stato ha emesso una sentenza che ha posto fine al contenzioso, in corso da anni, tra la stessa Regione Lazio e i dirigenti di ruolo in servizio presso l’ente. I togati, accogliendo tutte le censure formulate dalla difesa della Direr Dirl Lazio, hanno accertato l’illegittimità delle procedure di conferimento poste in essere dalla Regione che ha proceduto, senza tenere in alcun conto i limiti percentuali fissati dalla legge, ad affidare incarichi dirigenziali a soggetti esterni al ruolo. Secondo principi ribaditi dai giudici di Stato, tutti gli incarichi assegnati per le strutture dirigenziali di base, affidati a soggetti esterni dal 2013 ad oggi, sono da considerare illegittimi e, in quanto tali, vanno revocati con decorrenza immediata.

Da quanto risulta, Sabbadini è privo della qualifica dirigenziale; inoltre lo stesso neo direttore è solo funzionario di categoria D incaricato oltre i limiti previsti dall’articolo 19, comma 6 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e s.m.i., al quale era stato conferito, a far data dal 1 gennaio di quest’anno "l'incarico di dirigente dell’Area Tributi, finanza e federalismo della Direzione regionale Bilancio, Governo Societario, Demanio e Patrimonio". Un bel ruolo, questo, che prevede un contratto triennale da 90mila euro all’anno.

Ma secondo il quotidiano romano, vi è di più. La situazione di Sabbadini è stata censurata dalla sentenza del Consiglio di Stato: pertanto quest’ultimo andava rimosso dall’incarico. Inoltre Sabbadini, essendo titolare di un incarico superiore, non poteva essere assegnato all’esterno. Ma Zingaretti è andato avanti per la sua strada. I dirigenti responsabili della procedura, tutti esterni al ruolo e con incarichi censurati dal Consiglio di Stato per i motivi già citati, non hanno tenuto conto del monito dello stesso organo giurisdizionale tanto che hanno predisposto, su proposta del governatore, la delibera di conferimento.

L’organico della dirigenza della giunta regionale è attualmente di 266 unità: pertanto possono essere presenti in servizio attivo un numero massimo di 27 soggetti esterni al ruolo, senza considerare gli eventuali comandati. Ma se si visita il sito delle Regione Lazio ecco che emerge un qualcosa di poco regolare. In data dell’8 settembre 2020 risultano in servizio 69 soggetti esterni al ruolo dirigenziale con incarichi di direzione delle strutture dirigenziali della giunta, siano esse gestionali o di diretta collaborazione.

Ciò significa che, in considerazione del limite di legge del 10% della dotazione organica, ci sono 42 figure in più, tra l’altro stipendiati come dirigenti. Giusto per non farsi mancare nulla, la durata dell’incarico illegittimo risulta superare anche i limiti temporali di legge di permanenza di direzione della medesima struttura.

La vicenda dei dirigenti fuori ruolo, in servizio oltre il limite di legge, costituiscono un danno erariale che pesa sulle tasche dei contribuenti.

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