Il Pontefice: «Un'ingiustizia maschilista Come Adamo che diede la colpa a Eva»

Il Pontefice: «Un'ingiustizia maschilista Come Adamo che diede la colpa a Eva»

RomaIl Papa si scopre femminista. Quasi barricadero nel difendere i diritti delle donne. Anche quelli più materiali come lo stipendio. Francesco si improvvisa sindacalista rosa e tuona durante l'udienza del mercoledì contro il malcostume che vede le aziende - e in generale i datori di lavoro - retribuire le donne a parità di lavoro con buste paga più basse: «La disparità è un puro scandalo!».

Ovviamente il pontefice non ha scelto un giorno a caso per difendere il ruolo della donna nella società come nella famiglia.Nel giorno in cui la Chiesa ricorda Santa Caterina da Siena, il Papa respinge peraltro la tesi che la crisi del matrimonio, la paura dei legami stabili e l'aumento delle separazioni siano effetti «messi in moto dall'emancipazione della donna». Tesi tuttora in voga in molti ambienti cattolici, ma bocciata con decisione da papa Bergoglio. «Questa è una ingiustizia; è una forma di maschilismo che sempre vuole dominare la donna, e facciamo la brutta figura che ha fatto Adamo che, quando Dio gli ha chiesto perché avesse mangiato la mela, ha risposto: “È lei che me l'ha data”. La colpa è sempre della donna, povera donna, dobbiamo difenderla».

Papa Francesco ha poi osservato che «in realtà quasi tutti gli uomini e le donne» vorrebbero «sicurezza e una famiglia felice» e che «la famiglia è in cima a tutti gli indici di gradimento dei giovani, ma, per paura di sbagliare, molti non vogliono nemmeno pensarci al matrimonio sacramentale».

In realtà, ha argomentato il Pontefice, la «testimonianaza più persuasiva» della possibilità di essere felici in famiglia, «è la vita buona degli sposi cristiani e della famiglia». «Per esempio - ha poi aggiunto - nei primi tempi del Cristianesimo questa grande dignità sconfisse un abuso ritenuto allora del tutto normale, ossia il diritto del marito di ripudiare le mogli anche con i motivi più pretestuosi. E il Vangelo che annuncia il sacramento ha sconfitto questa cultura abituale del ripudio».

Dopo le parole sul genocidio armeno, ecco nuovamente un «urlo» papale che trova plausi e apprezzamenti dovunque. «C'è una ragione in più per volere bene a questo Papa» gongola Elsa Fornero, già ministro del Lavoro nel Gabinetto di Mario Monti. «Papa Francesco frusta quella che è ormai una ingiustizia che si perpetra nella più assurda rassegnazione e indifferenza», aggiunge Livia Turco, ex ministro della Solidarietà sociale. Per il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin (Ncd), invece le «parole del Santo Padre sono di grande incoraggiamento per colmare le discriminazioni che ancora sussistono». «Quello del Papa - commenta Valeria Fedeli, ora vicepresidente del Senato dopo una vita spesa in Cgil - è un messaggio importantissimo sulla necessità di superare in ogni luogo le discriminazioni tra uomo e donna». Fino all'apoteosi del commento di un'altra ex comunista come Barbara Pollastrini che ha definito «parole sante» la tesid i Bergoglio.

L'unica stecca arriva dalla presidente di Arcidonna, Valeria Ajovalasit. Prima concede l'atteso complimento, poi - quasi inaspettatamente - una frecciatina velenosa.

«Le parole del papa sul lavoro femminile - scrive in un messaggio rilanciato dalle agenzie di stampa - esprimono una posizione che è molto coerente con le innovazioni che sta perseguendo la Chiesa».

Ma, aggiunge, «mi piacerebbe che la stessa energia Papa Francesco la ponesse anche su uno dei temi che la Chiesa cattolica continua a rinviare, e cioè il ruolo secondario delle donne nella vita ecclesiastica, aprendo finalmente, come già accade nella Chiesa protestante, al sacerdozio femminile».

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