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Il "portavoce" degli antifascisti di Milano incita l'odio contro il governatore leghista

Prende le distanze dal murale ma rimarca: "Amministratori scellerati"

Il "portavoce" degli antifascisti di Milano incita l'odio contro il governatore leghista

Milano Due anni fa era candidato al consiglio comunale con la «Sinistra per Milano» in appoggio a quel Giuseppe Sala che sarebbe diventato sindaco. Oggi scrive parole imbarazzanti (e forse anche un po' di più) invece di condannare, come qualsiasi persona dotata di un briciolo di buonsenso dovrebbe fare, la scritta «Fontana assassino» decorata con la lugubre falce e martello dei comunisti.

Nulla di nuovo, quelle cose che se le scrive uno di destra sono minacce gravissime meritevoli di paginate di biasimo sui giornali, indagini della polizia e scorta immediatamente assegnata al bersaglio, mentre se le scrive uno di sinistra sono legittimo diritto di critica di un governatore di centrodestra, perdipiù leghista e che dunque anche solo per questo se le va a cercare. E ancor peggio quando le frasi ingiuriose sono anonime e non si sa da dove provengano, perché allora a essere additati al pubblico ludibrio e condannati alla gogna sono tutti i partiti di centrodestra e anzi chiunque non le pensi genericamente come quelli di sinistra.

Ecco perché a colpire è il post pubblicato sul suo profilo Facebook da Luca Paladini che si presenta come portavoce SentinellidiMilano (laici e antifascisti come si legge nelle loro bandiere) e blogger per Huffingtonpost.it. Ed è lui stesso a definirlo «Post Indecoroso», senza però per questo evitare di scriverlo ed evitare soprattutto di aizzare qualcuno a commentarlo, scrivendoci sotto «Fontana e Gallera sono degli assassini e complici quelli che si indignano per questa scritta». Roba che a parti inverse, come detto prima, avrebbe mobilitato la polizia e una solerte indagine dei magistrati.

Perché il post messo da Paladini a commento della foto con la scritta «Fontana assassino», si conclude dicendo che «La risposta a questo strazio che tocca tante famiglie non passa da una scritta su un muro ma basta giocare in punta di fioretto con questi amministratori scellerati. Basta». Quindi niente più fioretto con Fontana, ma la parola (e forse le armi) a qualche reduce di quei gruppi di comunisti organizzati che hanno insanguinato la storia del nostro Paese in cui è lunghissima la lista delle famiglie che hanno pianto e ancora piangono le vittime della violenza rossa. E proprio per questo a poco vale tutta la lunga premessa con cui Paladini cerca di motivare la sua avversione alla Regione e al governatore Fontana secondo lui responsabile di aver male gestito l'emergenza sanitaria in Lombardia. Un'opinione in gran parte smentita dai fatti, ma che potrebbe essere anche legittima se non si pretendesse di illustrarla con un muro sul quale si incita all'odio.

E ai gran sacerdoti del politicamente corretto, quelli che vogliono istituire la commissione contro l'odio in parlamento, verrebbe da chiedere se un'uscita come questa meriterebbe la loro attenzione oppure, siccome indirizzata a Fontana, solo un sinistro applauso.

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